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Barabba, per guardarsi in verità

La sua apparizione nella storia di Gesù è improvvisa, decisiva ma rapidissima. Pochi spunti. Barabba è l’assassino. Il prigioniero liberato in cambio di Cristo. Un uomo senza scrupoli, ingiustamente beneficiario di una grazia negata invece a un innocente. Ma questo personaggio è veramente crudele? Che cosa ha vissuto dopo quell’incontro imprevisto, che gli ha restituito la vita e la libertà?

Midnight Barabba, lo spettacolo inaugurale del Meeting 40, andato in scena per due serate al Teatro Galli di Rimini, ha mostrato invece un volto umano, più profondo e inquieto di questa emblematica figura. Alla regia, come accade da molti anni ormai per gli spettacoli inaugurali della kermesse riminese, c’è il regista – ma anche attore e autore – Otello Cenci. Un vulcanico riminese d’adozione che si è confrontato con il personaggio di Barabba, ispirato al capolavoro di Pär Lagerkvist, che valse all’autore il Premio Nobel per la Letteratura nel 1951.

Perché un’opera dedicata ad una delle più enigmatiche figure del Vangelo?
“Il testo è molto bello e provocante! Un bandito, un assassino, viene ingiustamente salvato a scapito di un innocente. L’uomo esce di prigione e vaga quasi stordito dall’accaduto. Non è più in grado di tornare alla sua vecchia vita, ma non capisce cosa dovrebbe fare o chi dovrebbe diventare. È coinvolto in una storia più grande di lui e tutti i suoi tentativi per venirne a capo sono inutili. Cosa fare?”.

Questa nuova versione scenica (di cui sei autore del testo con Giampiero Pizzol) trova la sua cifra originale in un’efficace idea registica: l’ambientazione moderna, mondana, quanto mai attuale, nella quale si intrecciano, come fili di un tempo della coscienza, eterno, scene della storia di Barabba.
“È una dimensione metateatrale che permette di mettere in evidenza la modernità del personaggio e degli interrogativi che lo animano.
Con alcuni amici autori, ci siamo divertiti confrontandoci con questo testo e le sue tematiche che scoprono l’uomo di oggi ancora più distante e impreparato di quanto non lo fosse negli anni Cinquanta. Che reazione potrebbero avere degli ospiti eruditi, colti, mondani davanti a certe imbarazzanti domande? Una cornice attuale, per una domanda eterna”.

Barabba inaspettatamente liberato, deve la sua vita a uno sconosciuto che è morto al suo posto.
“Il fugace incontro con quell’Uomo scava in Barabba un’inquietudine nuova, un’attrazione di cui sa rendersi ragione e che tenta continuamente di respingere. Suo malgrado, sente che la vita che gli è stata restituita in qualche modo non è più la stessa, perché abitata da una Presenza nuova. In questo Barabba inquieto, inseguito da un bene ma incapace di aderirvi si rispecchiano i personaggi contemporanei che animano lo spettacolo”.

Il plot chiama in causa lo stesso Premio Nobel, Pär Fabian Lagerkvist.
“La notte dell’assegnazione del Nobel la compagnia di attori che dovrebbe recitare parti del romanzo di Lagerkvist è in ritardo; un gruppo di invitati all’evento si improvvisa così interprete. Ciascuno di loro incarna una diversa umanità, un diverso modo di vivere i drammi dell’uomo moderno”.

Per tutti loro c’è l’incontro con Barabba sul palco. E per lo spettatore odierno?
“Può significare iniziare a guardarsi con più verità, sciogliere le proprie finte sicurezze, scoprire i propri veri volti dietro alle maschere e all’entusiasmo ingenuo”.