Presso l’Università Statale di Milano alcuni studenti di medicina avevano organizzato un incontro dal titolo Accogliere la vita. Storie di libere scelte, un’occasione per dibattere sul tema estremamente complesso della maternità e dell’interruzione di gravidanza. In quest’occasione i relatori, con urla, bestemmie e proteste, sono stati impediti a tenere i loro interventi. Un dirigente dell’Università è stato fatto cadere a terra, è stato sabotato l’impianto elettrico della sala e i manifestanti sono riusciti ad impedire che il convegno avesse luogo. Vi erano circa 300 persone interessate a confrontarsi sull’argomento, ma non è stato possibile.
Non è la prima volta che sul tema dell’aborto le contrapposizioni ideologiche scaturiscono in manifestazioni così aggressive e lesive della libertà di opinione e come cittadini, oltre che come cristiani, siamo chiamati ad interpellarci: perché è così difficile trovare un civile terreno di confronto? Manca quella fiducia nell’onestà intellettuale dell’altro e si perde di vista l’obiettivo che è appunto la tutela della vita nascente, ma non meno l’accoglienza delle donne nelle loro richieste di aiuto e di accompagnamento.
In quest’ottica, i pregiudizi ideologici sembrano farla da padroni, mentre nelle rispettive realtà di appartenenza molte più persone – anche apparentemente divise – potrebbero trovare un terreno comune che è appunto quello del saper ascoltare le tante storie di donne in gravidanza, dei loro figli e cercare di mettere queste persone nelle migliori condizioni possibili per fare una scelta libera e non condizionata da fattori esterni a quelli della propria coscienza.
È poi di questi giorni la notizia che, nell’ambito di un servizio “anti-degrado” (sic!) in vista dell’inizio dell’anno giubilare, si prospetta la bonifica e la sanificazione di tutta la zona di Roma attorno al colonnato del Bernini di piazza San Pietro e via della Conciliazione. Un quartiere dove da sempre stazionano tanti senza fissa dimora, che di fatto sarebbero chiamati ad evacuare la zona, senza
che per il momento venga indicata un’alternativa per la loro sistemazione. Può sembrare che la questione sia di poco conto rispetto alla precedente, ma non è così. Se proprio in vista del Giubileo non si sapranno mettere in campo strategie di accoglienza efficaci per le persone in stato di necessità, si va a contraddire anche l’impegno per la tutela della vita nascente.
Anche nelle famiglie cristiane non di rado il dibattito sull’accoglienza della vita si polarizza su posizioni apparentemente distanti e il dialogo fra le generazioni sembra difficile. Le diverse sensibilità che adulti e più giovani mettono in campo non dovrebbero dividere quanto piuttosto alimentare un virtuoso dibattito all’interno della famiglia, con l’obiettivo di evidenziare come il cristiano è sollecito ad accogliere il prossimo in tutti i modi in cui questi si presenta: la vita è vita sempre!
Giovanni Capetta