Maternità non rimpiazzate e contratti non rinnovati, con il rischio di lasciare molte pratiche nel cassetto e molti minori con handicap senza un adeguato sostegno socio-sanitario e scolastico. A quasi un anno dalla nascita dell’Ausl unica di Romagna, alcune scelte aziendali preoccupano non poco le famiglie seguite dal Dipartimento di Salute Mentale dell’ormai ex Ausl di Rimini; scelte che riguardano nello specifico l’unità operativa riminese di Neuropsichiatria Infantile (N.P.I.). Segnali di cambiamento, in negativo, che sembrano andare in una direzione opposta rispetto all’ottimizzazione dei servizi auspicata con la fusione delle tre vecchie Ausl di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna.
Il primo segnale è la riduzione degli incontri dei GLH (Gruppo Lavoro Handicap) che operano sia a livello di istituzione scolastica (GLHI) – composti dal dirigente scolastico, dagli insegnanti curriculari e di sostegno, operatori dei servizi, genitori di alunni disabili e non, e studenti (solo nelle scuole superiori) – sia a livello del singolo alunno assistito (GLHO). L’obiettivo di questi gruppi è di lavorare ai progetti educativi specifici e individualizzati per gli studenti con handicap.
Fino allo scorso anno scolastico i GLH si incontravano due volte, all’inizio dell’anno scolastico (intorno a novembre) per stendere il piano di lavoro e un’altra volta, alla fine, per un bilancio. La novità è che dal 2014-2015 i gruppi si incontreranno solo una volta perché la N.P.I. è sotto organico. Mancherebbero all’appello, in provincia, quattro psicologi e tre neuropsichiatri, per maternità non rimpiazzate e contratti non rinnovati. Un problema che si ripercuote sull’iter previsto per accertare l’eventuale disabilità di un minore e di conseguenza garantire, con il rilascio di un’apposita certificazione, tutti i diritti contemplati dalla legge, compresa l’integrazione scolastica.
Ma la novità forse ancora più importante è un’altra. L’Ausl di Rimini era l’unica Azienda sanitaria in Emilia-Romagna a gestire su tutto il territorio provinciale i servizi socio-sanitari che, tendenzialmente, spettano ai Comuni. In questa gestione delegata, il costo di questi servizi è sempre stato a carico dei Comuni, ma il modello era virtuoso perché garantiva su tutti i territori del distretto Nord e Sud una gestione omogenea. Con la nuova Ausl unica di Romagna la scelta aziendale è che questi servizi socio-sanitari torneranno ai Comuni.
Per l’Area Minori, visto la delicatezza del tema infanzia, gli amministratori del territorio sono riusciti, in fase di trattativa tra i Distretti e i vertici dell’Ausl unica, ad ottenere che il servizio resti in carico all’Ausl almeno per un altro anno, tramite convenzione che deve essere approvata da tutti i Consigli dei 26 comuni della provincia. Ok che dovrebbe arrivare entro l’anno.
Per l’Area Adulti (utenti dal 18° anno) invece il ritorno alla gestione diretta dei Comuni è certo dal 1° gennaio 2015. Anche qui le problematiche gestionali non mancano: ci sarà un passaggio degli assistenti sociali assunti dall’Ausl ai Comuni? E i servizi che l’Ausl aveva esternalizzato? I Comuni pagavano prima e pagano anche oggi, il problema è che essi non possono assumere, non tanto perché non ci sono soldi, ma a causa del patto di stabilità e del tetto assunzioni.
La sensazione è che anche per l’Area Minori,con l’Ausl Romagna, si siano allungati i tempi per rimpiazzare le figure professionali e il rinnovo dei contratti. Ci aspetta un anno transitorio di gestione ancora diretta da parte dell’Ausl, poi si vedrà.
Questa fase transitoria e di incertezza porterà tante variazioni di organico e sta già creando più malumori tra gli operatori. Tante assistenti sociali si sposteranno da un comune all’altro a seconda delle graduatorie. Con una perdita di persone di riferimento in quei servizi (dal minore all’anziano) in cui il rapporto utente-operatore è fondamentale.
Alessandra Leardini