Si possono coniugare bisogni e necessità primarie del malato, senza venir meno all’intensità di cura, alla qualità dell’assistenza, alla molteplicità dei servizi e nel contempo monitorare costi e servizi sanitari, anche per percorsi assistenziali molto lunghi? Domanda complessa, che presuppone una risposta complicata, specialmente in questi tempi di spending rewiew. C’è, invece, chi può rispondere prontamente, senza battere ciglio: è Vianella Agostinelli, Direttrice dell’Unità Operativa Post Acuti dell’Infermi.
È davvero così difficile unire tutte queste cose?
“Non è un sentiero così tortuoso. La riforma assistenziale, adottata dalla Regione già da un po’ di tempo a questa parte, ha risposto applicando un nuovo modello organizzativo di assistenza per pazienti ospedalieri, il case management (gestione del caso clinico). È, però, necessario fare un discorso a monte. Oggi il modo di prendersi cura della salute è cambiato, così come negli ultimi 10/15 anni la complessità di intervento è cambiata. Il paziente, le malattie, le famiglie non sono più quelle di una volta, per cui la difficoltà di affrontare problematiche relative alla salute, diventa sempre più articolata, il paziente più complesso. Ci sono nuove cronicità, le malattie non guariscono, ma hanno una realtà ad andamento protratto. Tutte queste complessità hanno richiesto un ripensamento anche dei modelli organizzativi, cioè come dovevamo porci per rispondere ai bisogni specifici di salute. La Regione ha riveduto i vecchi modelli organizzativi e professionali per i Post Acuti e le lungo degenze, aprendo, già nel 2001 in via Ovidio, l’U.O. a conduzione infermieristica; nel tempo si sono operati dei cambiamenti in linea coi bisogni dei pazienti”.
C’è, però, un’altra condizione che ha determinato questo cambiamento.
“Negli ultimi 10 anni è mutata la professione infermieristica, grazie a nuove disposizioni legislative, quindi i percorsi formativi hanno sancito l’autonomia professionale e la conseguente responsabilità del modello di tipo assistenziale. Questo ha determinato una nuova professionalità che si orienta più all’analisi dei bisogni e alla risposta di assistenza; è cambiato l’approccio, si è passati dal to cure(come cura) al to care (presa in carico). Il nostro percorso di formazione comprende studi universitari; gli infermieri hanno una laurea di base (triennale) e una serie di possibilità con master di 1° livello, laurea specialistica; master 2° livello, dottorato di ricerca, ecc. Nel reparto di cui sono il Direttore seguo questo modello organizzativo e assistenziale, realizzando con scrupolo e professionalità i percorsi di cura concertati assieme ai medici del reparto di provenienza del paziente, per favorire l’individualizzazione delle risposte ai bisogni sanitari del malato”.
Come si può garantire l’efficacia e l’efficienza dell’assistenza sanitaria durante tutto l’arco di tempo della malattia?
“Si rende necessario coordinare l’appropriatezza degli interventi monitorando i risultati raggiunti”.
Ma è utile avere questo modello?
“Gli infermieri possono ottimizzare i livelli di autocura dei loro assistiti, fornire qualità e continuità, riducendo la frammentazione delle cure nell’accrescere la qualità della vita. Tutto questo aumentando la soddisfazione del paziente e dello staff sanitario, e non è poco. Il case management offre anche agli infermieri l’opportunità di dimostrare le proprie competenze non disgiunte dal loro ruolo all’interno dei gruppi assistenziali multidisciplinari (l’equipe medico-infermieristica comprende infermiere clinico,operatore socio-sanitario, infermiere case manager, fisioterapisti, assistenti sociale, logopedista ecc.). Inoltre la malattia non contempla solo momenti acuti, in cui servono interventi decisi, urgenti, per salvare e stabilizzare il malato. Essa richiede anche periodi di riposo e assistenza protetti. E questa è proprio la mission dell’Unità Operativa Post Acuti dell’Infermi, unica nel suo genere in Italia. Si tratta di un’Unità le cui caratteristiche distintive dipendono dalla tipologia dei bisogni dei pazienti. E precisamente: medio-bassa intensità clinica oppure elevata intensità assistenziale”.
Laura Carboni Prelati