Ars politica e ars retorica, si sa, viaggiano a braccetto.
Prendiamo una delle questioni più discusse della recente storia riminese: i saluti di Cattelan. A leggere le delibere che autorizzavano l’operazione, quasi ci si convinceva che non solo le opere fossero opportune per Rimini, ma necessarie. Tenendo ben separati i temi, a questa perizia oratoria pensavo leggendo la maldestra difesa del Comune di Perugia alle rimostranze dei cittadini sconcertati dal patrocinio, con tanto di sala comunale a uso gratuito, concesso all’incontro pubblico su “Scie chimiche, geoingegneria e manipolazione climatica”. Uno è libero di credere o no a questi oscuri complotti: resta il fatto che queste teorie, che ormai cominciano ad avere diversi anni alle spalle, non hanno mai ottenuto nessuna validazione scientifica. Ma questo, per il Comune di Perugia, non è una discriminante: “Se si concedesse il patrocinio solo alle iniziative di cui si condivide l’ideologia, la teoria o comunque l’indirizzo, si renderebbe il Comune un ente che non rappresenta tutte le sensibilità della comunità e che censura o decide a priori cosa sia giusto o sbagliato”. E lo dice un capoluogo che ospita una delle più antiche università italiane. Insomma, chi siamo noi per decidere? Mica possiamo informarci su qualsiasi cosa ci venga proposta. Forse gli addetti alle pubbliche relazioni dell’ente perugino dovrebbero studiare meglio l’ars retorica. O forse, prima di avventurarsi sulle scie chimiche, fare un po’ di pratica con qualcosa di più terra terra.
Il Caffè Scorretto di Maurizio Ceccarini