Sotto al pavimento. Non solo polvere e detriti, ma anche la “piccola gente”, la famiglia di Arietty (padre, madre e lei, un’intraprendente quattordicenne, ansiosa di partecipare alla sua prima “presa in prestito”). Nuovo film per lo Studio Ghibli, fucina di creazioni impagabili e poetiche, progetto coccolato a lungo da Hayao Miyazaki che per quarant’anni ha tenuto nel cassetto il desiderio di adattare il romanzo di Mary Norton Sotto il pavimento, già oggetto di trasposizione cinematografica nel 1997 per la regia di Peter Hewitt con John Goodman (trattasi de I Borrowers, ribattezzato in italiano I rubacchiotti). Ma i colori e la fantasia degli uomini dello studio nipponico (alla regia c’è Hiromasa Yonebayashi, uno degli animatori di punta del gruppo) sono ancora più adatti alla storia ed ecco il pregevole cartoon Arietty. Il mondo segreto sotto il pavimento. Gli “omini piccoli” non si devono far vedere dagli umani, un pericolo per loro e forse la famiglia di Arietty è l’ultima sopravvissuta della specie (scopriremo poi che non è così). Sarà Shio, dodicenne malato di cuore in attesa di operazione, il protagonista di un “incontro ravvicinato” speciale, senza l’ansia di catturare i piccoletti come la nevrotica domestica, ma con la consapevolezza di poter conoscere persone autentiche, senza guardare minimamente alle dimensioni.
Contano dunque il buon cuore e la saggezza della mente, l’altezza differente non è certo un ostacolo per la conoscenza ed Arietty è magnifico e sensibile film sulla tolleranza ed il rispetto dell’altro, emarginato dai più perché “diverso”, condotto con mano sapiente, con quel gusto del dettaglio unico ed inimitabile che da sempre caratterizza le produzioni dello Studio e con una colonna sonora dalle tonalità celtiche che vede per la prima volta, nei lavori dello Studio, la presenza della francese Cécile Corbel.
Cinecittà di Paolo Pagliarani