Antisemitismo – Dicembre 1937. Viene promulgata una legge che definisce “lesiva del prestigio di razza” la relazione tra italiani e “sudditi” delle colonie africane. L’anno seguente, il Governo fascista delibera pure che i cittadini ebrei non appartengono alla razza italiana. La mala pianta del pregiudizio e della pretesa superiorità “ariana”, si diffonde a macchia d’olio nel Paese e si radica anche in territorio riminese, mettendo a dura prova la vocazione cosmopolita della riviera.
Se l’insediamento ebraico consolidato nel territorio riminese è marginale rispetto ad altri (si parla di una cinquantina di famiglie residenti a Rimini e 28 a Riccione), questo lembo di Romagna già allora nei mesi estivi metteva a frutto la propria inclinazione al turismo, facendo lievitare le presenze sul territorio. Il contesto ideale per chi volesse passare inosservato. Senza dimenticare la vicinanza di San Marino e della Linea Gotica, confini “vitali” per molti perseguitati. Tanti ebrei cercheranno infatti di trovare rifugio nella Repubblica del Titano mentre altri si spingeranno fino a Cattolica, nella speranza di raggiungere gli alleati.
I provvedimenti razzisti sconvolgono l’esistenza dei residenti italiani e stranieri di religione ebraica e di correligionari in cerca di un rifugio dalla persecuzione, braccati con singolare accanimento dalle autorità e dalle forze di polizia negli anni drammatici della guerra. All’epoca le località balneari, come pure quelle montane e termali, erano inserite in una graduatoria di qualità, al fine di escludere dalle sedi definite di lusso i clienti di religione ebraica, soggetti comunque a limitazioni e al rilascio di appositi permessi.
Un’opera dal titolo sferzante – Spiagge di lusso. Antisemitismo e razzismo in camicia nera nel territorio riminese – ricostruisce questa pagina di storia locale. Gli autori, Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni, si dedicano da anni al tema della persecuzione antiebraica, con pubblicazioni e con la creazione del sito www.archiviomaggiolimazzoni.it, fin dal fondamentale saggio “Ebrei a Rimini, 1938-1944, tra persecuzioni e salvataggi”, che costuisce il punto di partenza per Spiagge di lusso, arricchito di materiali nuovi e inediti. La diffusione dell’ideologia razzista e di pratiche vessatorie ai danni dei cittadini di religione ebraica residenti o villeggianti lungo la costa adriatica, da Bellaria a Cattolica, viene documentata con fonti d’archivio, testimonianze, diari e memorie dei protagonisti.
L’opera offre una ricognizione documentata sulle vessazioni subite da tali cittadini – residenti, fruitori di seconda casa, villeggianti e infine sfollati di guerra, dal 1938 al 1944. Vengono messi in luce anche i rapporti con l’ambiente sociale e politico dei vari comuni, segnato dagli effetti della dittatura e dalle vicende belliche. Prima di arrivare alla prigionia nei campi di sterminio, infatti, gli ebrei erano spiati, schedati, vessati. È la sorte toccata al “segretario della Pensione Vienna di Riccione”, esiliato (in quanto ebreo straniero) e costretto nel 1939 a rientrare in Germania.
La chiesa locale commentava severamente attraverso i suoi organi di stampa la politica razziale del Regime, sottolineando che “il Cristianesimo non è antisemita”. Per la chiarezza e il coraggio con cui si esprime in proposito il cappuccino Francesco Stamoggia dal convento di Santo Spirito a Rimini, successivamente subirà il carcere a Verona.
Le numerose storie narrate, in diversi casi raccontate dagli stessi protagonisti, oltre a far rivivere vicende finora passate sotto silenzio, mettono in luce le multiformi e contraddittorie pulsioni dell’animo umano, con esempi di egoismo e di odio razziale ma anche di solidarietà generosa e disinteressata. È il caso – notissimo – dell’albergatore Ezio Giorgetti di Bellaria e del sarto cattolichino Guido Morganti che mise in salvo due famiglie di ebrei. Entrambi sono stati riconosciuti Giusti tra Le Nazioni.
Paolo Guiducci