Si è svolto oggi l’ultimo incontro in carcere del percorso educativo “Divertirsi in sicurezza” promosso dall’Associazione nazionale magistrati, sottosezione di Rimini. Oltre un migliaio, provenienti da una ventina di scuole e realtà associative del riminese, i ragazzi in età adolescenziale coinvolti, 750 dei quali hanno potuto partecipare anche ai dieci incontri che si sono svolti nella cornice del polo di formazione della casa circondariale di Rimini. Oltre trenta gli incontri in tutta la provincia. “E’ grazie ai colleghi dell’Anm, ai magistrati onorari, agli avvocati e al personale della Casa Circondariale e della Polizia Penitenziaria, che siamo riusciti a raggiungere un così elevato numero di ragazzi”, spiega Anna Gallucci dell’Anm di Rimini.
Un centinaio gli studenti delle quattro classi seconde dell’istituto alberghiero Savioli di Riccione presenti questa mattina all’incontro conclusivo, accompagnati dagli insegnanti questa mattina proprio nel polo di formazione. Padrona di casa Palma Mercurio, la direttrice della casa circondariale. Presenti oltre a Gallucci, Laura Ungaro, responsabile educativo della struttura detentiva riminese, l’avvocato Nicola Rugi della Camera Penale di Rimini. Con i ragazzi ha dialogato anche e soprattutto il 21enne Lorenzo. Sconta la sua pena nella sezione Andromeda di Rimini, fine 2026, per un cumulo di reati che vanno dal furto, alla rapina passando per un’aggressione. Tutto è iniziato con uno spinello a 12 anni, preso da un amico pensando “fosse niente”.
Fino “a quando si è piccoli si conta sul supporto dei genitori e su un contesto protetto. Questo genera la presunzione nei ragazzi di poter fare tutto, di poter gestire qualsiasi cosa, anche una canna il sabato sera. Al momento non ce se ne rende conto, ma poi capita che si va oltre”. Quindi, “riconoscete oggi che chi vi corregge vi vuole bene”, sottolinea Lorenzo che ogni volta parla ai ragazzi che ha di fronte con negli occhi le facce ancora bambine dei suoi cuginetti. “Racconto la mia storia perché così spero che loro non prendano questa strada”.
Quanto contano le amicizie? “Il 75 per cento, per fare una stima approssimativa”, risponde sicuro Lorenzo. “Se frequenti persone regolari, l’uso di droghe sembra più strano. Se frequenti persone che abitualmente usano droghe, allora inizia a sembrare una cosa normale anche a te”.
Il passaggio a una droga più pesante a volte può arrivare perché non si crede nel valore del proprio no. Un po’ come è successo a Lorenzo. “Con alcuni amici stavamo fumando delle canne in un bar, poi mi hanno invitato ad andare insieme nel bagno. Hanno fatto strisce di cocaina su un telefonino e hanno iniziato a tirare. Hanno invitato anche me a farlo. Io all’inizio ho detto no, non volevo. Poi loro hanno insistito e l’ho fatto anch’io. Ho iniziato a prenderci gusto e ho continuato”.
Per continuare, però, servono soldi. E se non sei ricco di famiglia, o inizi a spacciare o a rubare, furti e rapine. “La gente si droga e fa i reati”. Ma i reati a cui ci si espone con l’uso di stupefacenti, a parte questi e allo stesso uso di sostanze illegali, sono anche altri. Tutti quelli a cui apre lo stato di scarsa coscienza e consapevolezza che dà l’uso di sostanze. Aggressioni e stupri, per esempio. Cose che se non si fosse in uno stato di alterazione probabilmente non si farebbero.
“Fate attenzione quando uscite, non abbandonate il gruppo, badate gli uni gli altri vicendevolmente”. Gallucci ha in mente gli ultimi fatti di cronaca. Stupri di gruppo, da Palermo a Caivano, ma anche situazioni più vicine. “Le cronache ci restituiscono storie come quella di una ragazza che era uscita con gli amici, aveva usato sostanze illegali, aveva quindi abbandonato il gruppo e si era risvegliata qualche ora dopo nuda in spiaggia. E non ricordava nulla di quello che le era successo”.
Il problema delle droghe tagliate male: non c’è mai certezza rispetto al reale contenuto delle sostanze acquistate. “Comprate sostanze stupefacenti, già nocive, ma sapete cosa cosa c’è dentro?”, domanda Rugi ricordando in tempi di pandemia le polemiche attorno ai vaccini “nonostante fossero stati testati per sei mesi e voi vi iniettate cose che comprate da uno sconosciuto in un parco o alla stazione di notte”.
C’è bisogno di ribadire che la droga fa male. “La droga è illegale perché fa male ed è per questo che lo Stato non può legalizzarla”. E allora l’alcol? Fa qualcuno. “Dell’alcol fa male l’abuso, non l’uso”. E le cure palliative che usano sostanze stupefacenti? “Il quantitativo del principio attivo è definito per legge e inoltre sono somministrate sotto controllo medico. Voi non potete sapere che effetto la sostanza vi farà magari in interazione con alcolici o farmaci che potreste aver già assunto”. La legalizzazione toglie spazio alle mafie? “Paolo Borsellino si è espresso contro la liberazione delle droghe in quanto la mafia avrebbe la capacità di rendersi competitiva rispetto ai prezzi di mercato e quindi non servirebbe a contrastarla”.
L’invito ai ragazzi è anche a non farsi scudo del loro essere minorenni. “E’ chiaro che ci sono percorsi differenziati, ma resta tutto segnato. Con precedenti per droga, per esempio, non si può accedere a determinati concorsi, è più difficile trovare lavoro, vi tolgono il patentino del motorino, il passaporto (e quindi non potete fare viaggi all’estero). Informatevi e ragionate con la vostra testa, non fidatevi di chi vi dice che se siete minorenni allora non subirete le conseguenze delle vostre azioni”.
Allora questo è un problema sociale? Domanda una studentessa. “Ed è proprio per questo che siamo qui”, risponde Gallucci. “Può succedere di trovarsi in una condizione di malessere o di noia o di altro che vi potrebbe a consumare droga. In questi casi, chiedete aiuto ad un adulto. Se con un genitore può essere difficile, fatelo con un insegnate, andate in parrocchia, da un amico, dove volete. Fate di tutto per uscire da quel malessere senza farvi ancora più male”.
Anche perché poi venirne fuori è difficile. “Faccio il mio lavoro perché mi interessano le persone e purtroppo nella mia esperienza ho avuto a che fare con parecchie recidive. La droga è una questione di soldi. La criminalità considera chi assume droga alla stregua di un consumatore e si adopera molto affinché il consumatore continui a consumare e anzi possa consumare sempre di più. Per questo, se anche in carcere hai smesso di drogarti, quando esci ti cercano e fanno di tutto perché tu ricominci. Te li ritrovi sotto casa e se fai fatica a trovare un lavoro ti fanno capire che con loro puoi avere un guadagno facile. In due giorni si può distruggere tutto il percorso fatto per disintossicarsi. Oggi voi siete qua grazie a questa iniziativa affinché il carcere sia sempre più vuoto di giovani. Perché il carcere non è un posto per giovani, il carcere è un posto per delinquenti. Vi auguro di non vedervi mai dentro”.
L’impressione, però, è che per un sedicenne di oggi l’uso di sostanze sia quasi la normalità. “Ascoltando gli interventi di questi ragazzi – spiega Francesco Novelli, vicecomandante della polizia penitenziaria della casa circondariale di Rimini – ti rendi conto che per loro è la normalità. Assistere a questi incontri è stato in ogni caso molto bello e ritengo utile. Ci ha stupiti, per esempio, il fatto che alcuni di loro in qualche occasione si sia aperto e abbia confidato il suo disagio”.
Per questo la direttrice Mercurio saluta con un invito ai ragazzi a non avere paura di chiedere aiuto. In occasione della ricorrenza della strage di Capaci lo fa ricordando le parole di Giovanni Falcone. “L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti è incoscienza”. La libertà “è una cosa bellissima. Solo perdere la salute (o la vita) è più brutto del perdere la libertà. Speriamo di non vederci mai dall’altra parte”, conclude Mercurio indicando fuori dalla finestra le mura dell’area di detenzione vera e propria del carcere di Rimini, a qualche metro dal polo formativo.