I tanti giorni di scuola persi nelle nostre scuole causa neve e la conseguente necessità, soprattutto per i maturandi, di correre a grandi falcate per tornare al passo coi programmi siano occasione per riabilitare una figura tanto importante per la formazione culturale di generazioni di italiani quanto bistrattata da intellettuali e accademici. Quella del professor Ernesto Adamo Bignami, inventore nel 1931 dei celebri volumetti riassuntivi delle materie scolastiche. Certo, la proposta di recuperare i programmi sui bignamini ai puristi potrebbe sembrare, didatticamente parlando, un’istigazione a delinquere. I Bignami hanno tolto la poesia a Dante e Manzoni e semplificato complesse epoche storiche in pochi paragrafi. Ma hanno coltivato una qualità che a noi italiani spesso difetta, quella di andare al sodo. Si pensi alla politica: dal parlamento ai nostri consigli comunali è stato introdotto il cronometro proprio per dare un limite agli interventi a rischio prolissità. Oppure il relativo ritardo, rispetto allo straripante Facebook, della diffusione di Twitter, social network basato su messaggi entro i 140 caratteri. Invece a noi piace sproloquiare, magari spacciandoci per esperti di qualcosa di cui abbiamo letto cinque minuti sulla Wikipedia, Che è proprio il contrario del percorso del professor Bignami: dalla conoscenza della materia trarre l’essenziale, non per pigrizia ma per funzionalità. Secondo voi uno che si è laureato prima in Lettere e poi in Filosofia con un tesi su “Il concetto antiestetico e antispirituale dell’arte presso gli antichi e la posizione mediatrice della Poetica di Aristotele” poteva essere un ignorante?