Il corso di formazione alla politica “ Per una cittadinanza attiva e partecipe”, proposto dalla Diocesi, è stato cancellato per mancanza di iscrizioni. La notizia è passata nel silenzio, senza particolari clamori. Le cause possono essere certamente tante, non ultima l’eccesso di proposte di un rivitalizzato Centrodiocesi, ma un giudizio del genere potrebbe essere anche solo di comodo.
Credo valga la pena interrogarsi un po’ più a fondo.
C’è infatti da chiedersi quanto le nostre comunità, ad iniziare dalla parrocchie, stiano rispondendo all’invito di Papa Francesco a mettere in pratica la Fratelli Tutti, l’enciclica dedicata alla Fratellanza umana, al dialogo e all’amicizia sociale, alla “ migliore politica”… Guardando la vita delle parrocchie è difficile scorgere in esse, eccetto qualche raro caso, un lavoro comunitario di attenzione alle terribili problematiche che vive oggi il mondo. Così mentre il Papa invita ad andare alle periferie, le nostre comunità faticano a mettere il naso fuori della porta della chiesa. Eppure già don Pierpaolo Conti, proprio su ilPonte, presentando il corso, diceva: “ Il cristiano che decide di impegnarsi attivamente nella società e nelle istituzioni sa di corrispondere ad una vocazione. Niente di meno: ma l’impegno per il bene della società, sporcandosi le mani concretamente, è per il cristiano una nobile e alta vocazione”. Del resto era stato lo stesso Paolo VI che aveva definito la politica “ la più alta forma di carità”.
Il problema è che la politica attuale, ancor più di quella passata, sembra
sempre più incapace di cercare il bene comune, ma al massimo quello individuale (magari con un leader che si sostituisce a noi) con i cattolici che si comportano come tutti gli altri. Quella che proprio qualche giorno fa il sondaggista Nando Pagnoncelli (membro del Comitato nazionale per il Cammino sinodale) denunciava su Avvenire come una “ concezione un po’ egoistica, con la tendenza di non farsi guidare dalla dottrina sociale nelle scelte”. La conferma dello “ scisma fra io e il noi” di cui parla spesso Papa Francesco. Oggi i cattolici (come gli altri) sembrano divisi su tutto, dall’immigrazione alla guerra in Ucraina, come a quella in Medio Oriente… Ma le indicazioni del magistero sono chiare, è la politica che tira di qua o di là. “ Ma proprio per questo – afferma Pagnoncelli – c’è tutto un lavoro da fare, perché il cattolico diventi più responsabile, sia reso più consapevole del suo compito di cittadino, che non può consentire di scappatoie come l’astensione.
È un vero compito nuovo che si presenta alla Chiesa: assegnare un valore alla partecipazione attiva”.
Ecco l’importanza del ruolo della comunità cristiana, delle parrocchie. Ci vorrà tempo e molto impegno per tornare ad assegnare un valore di partecipazione alla costruzione del bene comune.
Un lavoro pre-politico, ma direi anche molto concreto e “politico” nel significato migliore, di partecipazione, che faccia convergere valori e pragmatismo. Dunque non solo catechesi e liturgie, ma anche attenzione al territorio e al mondo. Anche questa è carità.