Un mostro. Che si avvicina silenziosamente, in modo quasi invisibile, e spesso quando te ne accorgi ha già colpito. E i segni che lascia sono, ad oggi, definitivi. È il morbo di Alzheimer, malattia neurodegenerativa che colpisce la persona nella sfera più intima e personale, andando a cancellare progressivamente tutto quel patrimonio di ricordi e caratteristiche che strutturano la propria identità, fino alla parola e alle più elementari capacità motorie. Ad oggi ancora incurabile, può essere combattuta solo con le armi della ricerca e della sensibilizzazione: per questo è stata istituita la Giornata Mondiale Alzheimer, celebrata in tutto il mondo il 21 settembre (pochi giorni fa la XXVI edizione). In occasione di una ricorrenza così importante occorre chiedersi: qual è la situazione nel territorio di Rimini? Siamo attrezzati per far fronte a un mostro del genere?
Risponde, approfondendo il tema, Stefano De Carolis (foto piccola), medico riminese responsabile del Centro per i disturbi cognitivi e demenze (CDCD) dell’Ausl Romagna, ambito territoriale di Rimini.
Dottor De Carolis, qual è lo stato attuale della ricerca su Alzheimer e demenze?
“Innanzitutto occorre fare un po’ di chiarezza: il termine demenza comprende circa 70 patologie diverse del cervello la cui causa è più o meno conosciuta. Fra le demenze neurodegenerative, legate cioè a un accelerato invecchiamento cerebrale, la malattia di Alzheimer è quella più frequente (circa il 60% dei casi). Di essa non sono a tutt’oggi ancora ben note le cause, anche se la ricerca ha individuato una serie ben definita di fattori (genetici, metabolici, tossici, infiammatori) che concorrono in varia misura a determinare la malattia. L’assenza di una causa ben definita limita purtroppo le possibilità di intervenire con farmaci che possano concretamente modificare la storia naturale della malattia, e questo spiega gli insuccessi e la sfiducia che hanno finora condizionato il mondo della ricerca e dell’industria farmaceutica”.
Quali sono i sintomi che occorre non sottovalutare e che possono rappresentare un allarme?
“I sintomi più precoci sono quelli cognitivi: soprattutto perdita della memoria, ma anche disorientamento nel tempo e nello spazio, difficoltà con le parole e con i numeri, confusione in ambienti familiari. Questi sintomi, piuttosto comuni se occasionali, devono però essere di entità tale da creare difficoltà nello svolgimento delle attività della vita quotidiana (telefono, spesa, medicine, denaro). A essi possono inoltre accompagnarsi sintomi non cognitivi come perdita di iniziativa e interessi, cambiamenti di umore e variazioni del comportamento (con azioni e atteggiamenti inadeguati o mai riscontrati prima). In caso di comparsa di questi sintomi è fondamentale rivolgersi al più presto al proprio Medico di famiglia, che valuterà l’entità degli stessi e invierà la persona al Centro Disturbi Cognitivi e Demenze (CDCD) per un approfondimento diagnostico e per l’eventuale presa in carico”.
Una volta diagnosticato, come affrontare il percorso del paziente dal punto di vista medico?
“Una volta formulata la diagnosi, il CDCD la comunica al paziente e ai familiari nel modo più appropriato, avviando contemporaneamente tutte le strategie terapeutiche disponibili. Queste strategie comprendono non solo farmaci per rallentare la malattia o per controllare i disturbi comportamentali ma, soprattutto, una vasta serie di interventi non farmacologici che costituiscono attualmente la risorsa migliore per sostenere la persona con demenza e i suoi familiari”.
Di che si tratta?
“La stretta collaborazione di tutti i professionisti impegnati nella rete dei servizi per le demenze permette di effettuare numerosi interventi non farmacologici (definiti più modernamente “psicosociali”) rivolti alle persone malate e ai loro familiari e distribuiti in maniera capillare nel territorio riminese. Grazie alla sinergia fra il CDCD (che svolge un ruolo di regia) e l’Associazione di volontariato Alzheimer Rimini, attiva dal 1993, sono attualmente disponibili corsi di allenamento e potenziamento della memoria, corsi di stimolazione cognitiva, Sportelli informativi (spazi di ascolto, informazione e aggregazione aperti alla cittadinanza, alle persone con deterioramento cognitivo e ai loro familiari), Centri d’Incontro (rivolti a persone con iniziali difficoltà di memoria) e Cafè Alzheimer (per persone con fasi più avanzate di deterioramento cognitivo)”.
Il ruolo dell’età: quanto incide? Esistono forme di Alzheimer o demenza che colpiscono persone più giovani?
“La demenza è in generale una malattia correlata all’età. Più si è anziani, più aumenta la probabilità di ammalarsi: se infatti nella fascia d’età compresa fra 65 e 74 anni la percentuale di persone affette da Alzheimer è del 3%, essa sale al 17% nella fascia fra 75 e 84 anni e addirittura al 32% nelle persone dagli 85 anni in su. Esistono però anche forme di demenza (e la malattia di Alzheimer è fra queste) a esordio precoce o addirittura giovanile, che tuttavia colpiscono meno di una persona su mille al di sotto dei 65 anni e che sono solitamente determinate da una mutazione genetica”.
La situazione a Rimini: quanto è diffusa la malattia? E com’è organizzato il territorio per affrontarla?
“Si calcola che nella provincia di Rimini attualmente quasi 10mila persone soffrano di demenza: tale numero è destinato ad aumentare nei prossimi anni, specialmente nella popolazione più anziana dove la prevalenza della malattia è, come detto, elevata. Nell’anno 2018 il CDCD ha formulato più di 300 diagnosi di MCI (Mild Cognitive Impairment, o Decadimento cognitivo lieve, che può rappresentare l’esordio di una demenza) e oltre 600 diagnosi di demenza, facendosi carico sia del paziente sia dell’intero nucleo familiare. Per dare loro una risposta sempre più tempestiva e articolata l’Azienda USL della Romagna ha aperto nel corrente anno due nuovi ambulatori CDCD, a Novafeltria e Morciano, e ha previsto, sempre per il 2019, l’acquisizione di risorse mediche e psicologiche aggiuntive che andranno a integrare l’organico esistente”.