La chiamano la malattia della memoria. Ma chi è affetto dal morbo di Alzheimer, perde molto più del passato. Perde la vita. I volti. Gli affetti. Tutti quei piccoli gesti che una volta riempivano il cuore. A Rimini sono circa 1450 le persone affette da questa patologia. “E ogni anno – sottolinea Stefano De Carolis, responsabile del Centro della Memoria, che ora fa parte dell’Unità Operativa Anziani e Disabili dell’Ausl, nonchè collaboratore dell’Associazione Alzheimer Rimini – ci aspettiamo almeno altri 630 nuovi casi”.
Ma che cos’è il morbo di Alzheimer?
Si tratta di un processo, degenerativo ed incurabile, che distrugge progressivamente le cellule cerebrali, rendendo a poco a poco l’individuo che ne è affetto incapace di una vita normale. La malattia è dovuta a una diffusa distruzione di neuroni, causata principalmente dalla beta-amiloide, una proteina che depositandosi tra i neuroni agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli neurofibrillari. La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello, sostanza fondamentale per la memoria ma anche per le altre facoltà intellettive. La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi e quindi la morte.
I sintomi.
All’inizio i sintomi – qualche difficoltà a ricordare e la perdita delle capacità intellettive – possono essere così lievi da passare inosservati, sia all’interessato sia ai familiari e agli amici. Ma, con il progredire della malattia, diventano sempre più evidenti, e iniziano a interferire con le attività quotidiane e con le relazioni sociali. Le difficoltà pratiche nelle più comuni attività quotidiane, come quella di vestirsi, lavarsi o andare al bagno, diventano a poco a poco così gravi da determinare la completa dipendenza dagli altri. La malattia di Alzheimer non è né infettiva né contagiosa. Oggi si ritiene, invece, che la malattia colpisca sia persone al di sotto dei 65 anni di età che persone al di sopra dei 65 anni. Di conseguenza, oggi, ci si riferisce spesso alla malattia come a una demenza di Alzheimer, specificando, eventualmente ad esordio precoce.
“Si calcola che nell’Ausl di Rimini i residenti con più di 65 anni affetti da demenza siano circa 3600, tra i quali 1450 hanno l’Alzheimer – continua De Carolis – e ogni anno ci aspettiamo almeno altri 630 nuovi casi. Le demenze possono presentarsi anche al di sotto dei 65 anni, ma fortunatamente la prevalenza è molto più bassa, inferiore all’1%”.
La diagnosi precoce.
Come ha appena sottolineato il Rapporto mondiale Alzheimer 2011, il problema maggiore resta quello della precocità della diagnosi.
“Dei 630 nuovi casi l’anno previsti non tutti si rivolgono al medico di base o allo specialista pensando che non ci sia niente da fare. Invece, pur non essendoci in genere una cura in grado di guarire la demenza, vi sono terapie farmacologiche e non farmacologiche che migliorano la qualità della vita del malato e dei familiari. Senza contare che almeno il 5% dei casi è risolvibile o potenzialmente reversibile perché causato da malattie suscettibili di guarigione. Quando in una famiglia si sospetta un caso di demenza il primo passo da fare è rivolgersi al proprio medico e poi al Ce.De.M, che seguirà il paziente per tutto il percorso assistenziale di cui avrà bisogno. Anche il ruolo svolto dall’Associazione Alzheimer Rimini, che collabora con il Ce.De.M., è davvero importante: purtroppo sono ancora poche le persone che, per mancanza di informazione o per riluttanza, si avvicinano all’Associazione pur avendone bisogno”.
L’invito, quindi, è quello di non sottovalutare nessun segnale e, nel caso di dubbi, rivolgersi ai medici o all’Associazione.
Francesco Barone