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Almanacchi vecchi

Offre almanacchi e lunari nuovi. Il viandante gli fa alcune domande, gli chiede se crede che questo 2013 possa esser felice, ricevendo una risposta positiva e piena di entusiasmo. Però, sottoposto a pressante interrogatorio dal viandante, il venditore di almanacchi non ricorda di aver vissuto anni felici da quando, e sono due decenni, gira le strade del mondo ad offrire la sua merce.
Il viandante lo guarda fisso negli occhi. Quel volto come un baleno illumina la sua memoria, e gli dice di averlo già incontrato tanto tempo fa. Però non gli tornano i conti. “Sostenete di vendere almanacchi da vent’anni, ma io vi ho già visto mezzo secolo fa, e adesso pensandoci bene mi ricordo pure dove, sui banchi di scuola, nel senso che eravate descritto in una qualche pagina di un qualche libro, letto durante qualche lezione”.
Il venditore scuote la testa, nega, nega, nega, giura che lui non è quell’altro, che quell’altro era un suo antenato descritto nel 1832 da un certo poeta gobbo e malinconico che era nato un po’ più in giù, se ricordava bene, a Recanati. Ed allora il viandante gli chiede che cosa ci sia di nuovo per questo 2013 rispetto al 1832 ed a tutti gli anni che si sono succeduti sinora. Il venditore non resta senza parole, l’esperienza di famiglia lunga tanto tempo non è acqua fresca.
E comincia elencando le tante cose che ha letto ed ascoltato sui giornali negli ultimi 15 giorni, per cui risulta vagamente noioso, ma il guizzo finale del suo parlare da venditore di almanacchi lo riscatta e lo nobilita come arguto osservatore delle cose del mondo. È come la chiusura di uno spettacolo di fuochi d’artificio, con quella gran luce che fa piovere gocce di felicità nell’animo degli spettatori.
Suggerisce di considerarlo un venditore aggiornato. Infatti oltre ad almanacchi e lunari quest’anno offre pure un’agenda, genere inconsueto per i suoi affari, tiene a precisare. Ma ha dovuto seguire il mercato, dal giorno in cui alla tv ha sentito parlare dell’agenda Monti da parte di un distinto signore, tanto cortese da non alzare mai la voce, e tanto intelligente da fare discorsi davanti ai quali il nostro venditore d’almanacchi è rimasto ammirato, pur avendo compreso soltanto in piccola parte le cose che ascoltava. Ed adesso dice onestamente che non è colpa del signore che illustrava l’agenda Monti, ma di lui che si era ridotto a vendere calendarietti con tante belle ragazze svestite, e gradite a tal Silvio (rimembri ancor?).

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Antonio Montanari