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Alla base del dialogo c’è la differenza

“Nessuno al momento può dire quale sarà il futuro dell’Egitto. La nuova realtà nata dopo la rivoluzione di Piazza Tahrir è una società in cui le persone, indipendentemente dalla loro estrazione sociale, culturale e religiosa, possono vivere in pace e armonia”. Sono queste le prime parole che Wael Farouq (nella foto) ha pronunciato a Rimini. Professore egiziano fondatore del Meeting Cairo (svoltosi nell’ottobre 2010), Wael Farouq è stato protagonista dell’incontro “Le forze che cambiano la storia sono le stesse che cambiano il cuore dell’uomo”, invitato da Emilia Guarnieri, presidente della fondazione Meeting, insieme a Comunione e Liberazione. Ha parlato dell’esperienza extraeuropea del Meeting, degli eventi di Piazza Tahrir e lo stato attuale dell’Egitto. “Il titolo rispecchia il carattere di Wael – dice la Guarnieri – perché il Meeting Cairo, di cui è uno dei principali protagonisti, è stato vedere all’opera il cuore dell’uomo. Sono stati giorni di dialogo, in cui uomini di fede e culture diverse hanno lavorato insieme. Giorni di responsabilità storica: qualche mese dopo sarebbe accaduta la rivoluzione egiziana”.
Il Meeting Cairo è stato un evento capace di mettere in dialogo professori musulmani e futuri cardinali, giuristi ebrei e decine di studenti. E quasi 200 volontari, cristiani e musulmani. Tutti insieme. “La cosa più importante che il Meeting ha insegnato è che la base del dialogo è la differenza. Perché l’eliminazione della differenza per dialogare con l’altro, non è meno aberrante dell’eliminazione dell’altro a causa della differenza. Se parti dalle religioni, non arrivi da nessuna parte. Ma se parti dagli uomini, sì”, dice Forouq. “Per me Rimini è una città sacra, perché qui si è incarnata l’idea del Meeting e grazie all’esperienza di Rimini, ho potuto godere la consapevolezza di essere differente in armonia con altre persone”. L’idea del Meeting Cairo gli è venuta dopo aver partecipato al Meeting per l’Amicizia fra i Popoli del 2006, espressione di confronto e superamento di pregiudizi. Quello che è accaduto alla kermesse sul Nilo è stato un evento in cui il “dialogo tra religioni” è stato spazzato via, per lasciare spazio alla realtà: uomini che dialogano proprio perché religiosi, cioè appassionati al cuore. “Il Meeting Cairo, inoltre, è stata un’occasione per capire che la società egiziana stava cambiando. L’evento è avvenuto tre mesi prima della rivoluzione egiziana, ma ha rappresentato un segnale che la popolazione si stava innovando”. Farouq, a mesi di distanza, ha espresso tutto il suo stupore per l’ampiezza dell’evento e per il numero di persone che vi hanno partecipato “le stesse persone che poi hanno fatto la rivoluzione. Al Meeting hanno partecipato individui che volevano fare qualcosa di diverso, che volevano cambiare la realtà dell’Egitto. È stato uno dei segnali della rivoluzione, l’alba di un’amicizia che poi ha caratterizzato gli eventi di febbraio”. Eventi che Wael Farouq, insieme a tanti amici del Meeting Cairo, hanno vissuto sulla propria pelle. “In Cairo è andato in onda un Meeting continuo, che non si è risolto con la fine della kermesse. Un incontro vero tra le persone che hanno deciso di farla finita con la menzogna di questo regime illiberale. Le centinaia di migliaia di persone che sono scese in piazza durante la rivoluzione chiedevano a gran voce l’unità tra cristiani e musulmani. Uno degli slogan, ad esempio, era: «Cristiani e musulmani, siamo tutti egiziani». Tutto questo l’ho visto con i miei occhi. Ciò che è successo in Piazza Tahrir un anno fa era utopia. Noi abbiamo vissuto quell’utopia. Ho imparato a non aver più pregiudizi verso gli altri. La rivoluzione ci ha insegnato la convivenza: tutti gli egiziani che vi han preso parte sono cambiati”.

Genny Bronzetti