Il Gran Circo della Politica ha riaperto i battenti. Anche i Tecnici seduti al Governo romano sono stati contagiati dall’onesto virus dello spettacolo, e si sono convertiti a recitare l’antico copione della commedia all’italiana. Il ministro Elsa Fornero, in una conferenza-stampa governativa, l’11 maggio si fa una bella risata, uscendo dal ruolo di chi prometteva sacrifici e si commuoveva al punto di non riuscire a pronunciare quella parola.
Monti lo stesso giorno dice: il governo fa quello che vuol fare, non quello che pretendono i partiti. Via dunque i tentennamenti precedenti, diversi dai severi panni indossati all’inizio. Accusa i governi passati di essere responsabili delle grandi, visibili ed evidenti conseguenze umane generate dalla crisi. Davanti alla protesta berlusconiana, fa marcia indietro: non intendeva riferirsi ai suicidi registrati dalle cronache.
Il 9 maggio Monti ha elogiato Berlusconi per aver fatto molto sulle riforme strutturali. Il 10 Sergio Romano, il più moderato dei commentatori indipendenti, dal CorSera tira le orecchie ai partiti: non hanno fatto nulla per le riforme istituzionali, provocando il malessere del Paese emerso dalle urne amministrative il 6 maggio. L’11 la prof. Chiara Saraceno su Repubblica accusa Elsa Fornero d’aver fatto ben poco per quelle persone di cui la ministra denuncia la grave situazione economica.
Lo stesso giorno il ministro Passera avverte che è a rischio la tenuta economica e sociale del Paese, e Monti spiega: non siamo una colonia. Risponde ad Obama che accusa l’Europa di essersi messa nei guai per non averlo ascoltato. Il 13 Monti aggiunge: c’è una profonda tensione sociale, la crisi alimenta il malessere, l’insicurezza, la frustrazione e la rabbia.
La parata finale del Gran Circo non sarebbe completa senza ricordare che anche il Colle in passato è stato chiamato in causa. Per proteggere Berlusconi dai processi, ci fu il lodo Alfano, legge 23.7.2008, n. 124, firmata da Napolitano ma bocciata dalla Corte costituzionale il 7.10.2009 perché conteneva un articolo del lodo Schifani (legge 20.6.2003, n. 140) già bocciato dalla medesima Corte con sentenza n. 24 del 20.1.2004. Ebbe così ragione il presidente emerito della Corte costituzionale prof. Antonio Baldassarre che il 24 agosto 2008 aveva detto a M. A. Calabrò del CorSera: ”C’è un requisito della sentenza della Corte che dichiarò illegittimo il lodo Schifani che non è stato soddisfatto dal lodo Alfano”. [1081]
Antonio Montanari