Il “frutto” in alta Valmarecchia quest’anno gioca a nascondino. E non perché si è celato meglio di altre occasioni nel riccio. La colpa è tutta del meteo bizzarro: prima il freddo intenso e poi la siccità che lo ha seguito. Risultato: il raccolto è scarso, drammaticamente scarso. Si parla di una perdita fino al 70% del prodotto. Con alcuni fruttivendoli che per non restare a secco sui banconi sono dovuti ricorrere a castagne del casertano o piemontesi. Pier Luigi Vicini, ad esempio, dell’ortofrutta Piero di Sant’Agata Feltria si è rifornito in Piemonte. Casale Monferrato, per la precisione, ma non senza sorprese.
“La castagna ha legato poco, proprio nel periodo della fioritura ha grandinato, e successivamente ci si è messo il freddo e la nebbia” spiega un vero esperto del settore, Silvano Rinaldi, che è anche il presidente del “Consorzio castagne dell’Altavalmarecchia”. La siccità ha acuito il problema: “potevano essere ricci di dimensioni minori, se l’estate non fosse stata così secca e prolungata” prosegue Rinaldi “invece mancano proprio i ricci”. E molti devono ancora cadere dagli alberi.
Non ci si può consolare neppure con il prezzo, tutt’altro. Data la scarsità del prodotto, all’ingrosso la castagna viene venduta a 5 euro, per cui i produttori (circa una sessantina, in aumento) avranno in vendita il frutto ad un prezzo oscillante tra 5,5 e 6 euro al kg.
La Fiera delle Castagne di Talamello, però, è salva. La produzione dei circa 60 soci del Consorzio, infatti, è sicuramente sufficiente a coprire il fabbisogno della XIII edizione della Fiera, occasione in cui si vendono 13 quintali di castagne e si sfornano 3 quintali di caldarroste. Peccato, perché la pezzatura 2011 è buona e il gusto estremamente invitante: “sono molto dolci” assicura Rinaldi. Gli fa eco Luigi Alessi, proprietario di un bel castagneto a Talamello: “a causa della frenata della produzione, ho disdetto l’arrivo di alcuni pullman che solitamente si approvvigionano nel mio appezzamento”. Sia a Botticella che a Monte Benedetto di Sant’Agata Feltria e a Talamello si calcola una produzione inferiore del 50-70% rispetto al 2010.
Chi, invece, non ha perso l’abitudine sono i “portoghesi”: quelli che pur di cuocere caldarroste serali in casa sono disposti a invadere la proprietà altrui. Gli appezzamenti di Talamello sono infatti privati, e dove vige il cartello “proprietà privata” (ovvero la quasi assoluta totalità), il trasgressore comette una violazione di domicilio. “Incuranti anche delle pene a cui vanno incontro, i portoghesi non conoscono tregua” ammette sconsolato Cesaretti.
Paolo Guiducci