C’È CONFUSIONE intorno al tema “copertura a banda larga” del territorio provinciale.
C’era nel 2003 quando la Regione Emilia Romagna aveva stretto un accordo con la sede di via Dario Campana, per attuare il progetto di copertura totale dell’area regionale e c’è ancora adesso, che l’introduzione di nuove tecnologie, vedi il wireless e il wi-fi, hanno reso obsolete le infrastrutture già implementate, ma soprattutto ha mostrato l’enormità e l’inutilità degli investimenti già fatti. Insomma, in aria tutto, capre e cavoli.
Cosa è successo in questi anni? È successo che le carte in tavola sono cambiate, la Regione ha mantenuto fede alle promesse che aveva fatto, elargendo – scaglionate- cifre per costruire una fitta rete di cavi in 17 dei 20 comuni (rimanevano fuori dall’accordo Saludecio, Mondaino e Montegridolfo, per problemi logistici, legati all’impossibilità di creare un percorso fattibile per i cavi in fibra ottica) della provincia. Ma istituzioni e società civile – in loco – hanno da una parte attualizzato la direttiva regionale, cercando di infilare nel calderone del “tutti connessi”, anche i 3 comuni rimasti fuori e dall’altra cercato di portare avanti delle vere e proprie battaglie, capeggiate da cittadini che vogliono nelle loro case, il progresso della banda larga.
In principio furono i Comuni
I primi provinciali ad essere inglobati nella grande rete furono gli uffici delle Amministrazioni Pubbliche, comprese alcune biblioteche dislocate sul territorio. Tra le motivazioni di questa scelta – si leggeva in una nota ufficiale: “la necessità comunicativa di tali organi pubblici, chiamati a interconnettere il loro lavoro per il bene dell’intera cittadinanza”. Oggi le esigenze sono diverse, come confermava, Luigi Casadei, sindaco di Mondaino, che lo scorso aprile, in occasione dell’ennesima inchiesta realizzata dal Ponte, disse. “È lodevole che l’Emilia Romagna si preoccupi delle Pubbliche Amministrazioni, ma non dobbiamo dimenticare i piccoli utenti, le famiglie che senza l’Adsl non riescono nemmeno a fare una ricerca scolastica con i loro figli”.
La situazione, oggi non è ancora chiara o per lo meno lo è a tratti. Attualmente la provincia è divisa in due parti. Da una parte ci sono gli otto comuni della Valconca che stando alle parole di Massimo Pierpaolini, presidente della Commissione Bilancio e Politiche di Finanza, E-governament, Sistema Informativo e Reti telematiche della Provincia, avranno la connessione per Pasqua, e che ribadisce:“In 8 comuni della Valconca ci sarà il wi-fi, una tecnologia che permette la connessione a banda larga attraverso la trasmissione dati con segnali che viaggiano via etere, rimbalzati da una stazione di trasmissione all’altra”. Per cui il wi-fi in Valconca è assodato e quasi pronto, semplicemente perché in questa zona non essendo prevista la banda larga su cavo, quando si è capito che i dati potevano viaggiare attraverso i ripetitori, si prese la palla al balzo decidendo di percorrere questa via. Diverso è il discorso per tutti gli altri comuni, per i quali era stato detto che dovevano essere interamente cablati con la fibra ottica, e che attualmente a 4 anni di distanza dall’inizio del progetto si trovano in una posizione ibrida. Da una parte, infatti, ci sono quelli che sono interamente coperti in fibra ottica, poi ci sono alcune zone che sono coperte a chiazza di leopardo, con strade che sono connesse da un determinato numero civico ad un altro, per poi rimanere sconnesse per i successivi 20 metri e riprendere dopo il tombino, per poi ristopparsi, e così via. Poi ci sono quelle zone nelle quali non c’è ancora nessun segno dell’avvenuto passaggio dell’ondata tecnologica e che sono, da una parte tagliati fuori, dall’altra in preda ad un’accesa discussione che ha visto i suoi abitanti, protagonisti anche recentemente.
Il buco nero più grande, è quello che va dal Villaggio Primo Maggio a Ospedaletto, che nei mesi scorsi ha portato i residenti a raccogliere 600 firme che consegnate al presidente del Quartiere 6, non hanno avuto echi o strascichi. In quel caso la protesta non era legata unicamente alla mancanza della banda larga, ma anche ai continui problemi che i cittadini avevano con la semplice linea telefonica e la connessione Isdn (su doppino telefonico, tanto per intenderci). Insomma, una selva oscurissima che neanche gli addetti ai lavori sono riusciti a schiarire. Lo stesso Pierpaolini, infatti, ha mestamente ammesso di non essere a conoscenza di questa situazione, prima che ne venisse informato. Simile la reazione di Riziero Santi, assessore provinciale ai Lavori pubblici – che appresa, da noi, la notizia della mega voragine – si è subito attivato con i suoi tecnici per capire lo stato della situazione.
Angela De Rubeis