Ombrelloni travolti dalle onde. Bagnini gambe in spalla con i propri lettini. Turisti a gambe levate con lo sguardo rivolto alla spiaggia erosa. No, non è il “mare d’inverno” cantato da Loredana Bertè ma la fotografia di una Riviera messa ko dalle mareggiate.
Da Bellaria a Cattolica, con esiti differenti, la coperta è sempre corta. Con il sole o con la pioggia, il mare “mangia”. E la spiaggia si accorcia. Il caso più eclatante, dopo la violentissima tempesta del 6 febbraio che ha coinvolto tutta la striscia di sabbia della provincia (“1.500 sacchi di sabbia posizionati nelle zone più colpite dal maltempo per un intervento da 170mila euro” rammentava il responsabile del Servizio Tecnico di Bacino Romagna, Sanzio Sammarini), ha visto protagonisti loro malgrado gli stabilimenti al confine tra Misano Adriatico e Riccione. la zona 2 di Misano è stata devastata dalla furia dei marosi. “Il mare è arrivato a lambire il bar di spiaggia – è desolato il proprietario Duilio Cecchini – Abbiamo dovuto caricare in spalla i lettini e spostarli. Parliamo di cinque file. Questa erosione sta facendo sparire nel nulla il nostro stabilimento”.
La virulenza non è identica ovunque, per fortuna. Calypso Beach, sempre a Misano, si è salvata in parte “grazie alle scogliere – assicurano i gestori – . L’acqua ha comunque inghiottito una bella fetta di litorale”.
Accidenti alle mareggiate. L’arenile di stagione in stagione si restringe. Mettiamoci anche le scogliere grattate e in alcuni punti una balneazione un po’ fangosa, e l’immagine di un mare sull’uscio è servita. Chiedere agli operatori di spiaggia della Perla Verde, oppure ai bagnini di Rimini nord per averne triste conferma. Ne han viste troppe, da quando piantano gli ombrelloni. Secondo gli studiosi locali, da 70 anni in qua la riviera riminese è particolarmente soggetta al fenomeno erosione. A Riccione, per l’ex presidente dei bagnini locali Enzo Manzi, a seconda della virulenza delle mareggiate si è arrivati a perdere fino a 30 metri di arenile. 30 metri? “I vecchi marinai e bagnini della Perla parlavano di 1 metro l’anno, ora l’Adriatico si mangia 15 metri di spiaggia in un colpo solo” dice sconsolato il 76enne lupo di mare. Non va meglio a Bellaria Igea Marina. “Il mio bagno ha ridotto le fila da 15 a 10” mastica amaro lo storico bagnino bellariese Armando Valentini.
Per contrastare il fenomeno del mare che “gratta la sabbia” (con le correnti marine che spingono da sud verso nord, sono queste zone a soffrire maggiormente del problema), sulla riviera le stanno provando tutte, con alterne fortune per la verità.
L’Adriatico affamato mangia Rimini nord, dove oltre all’erosione c’è da combattere anche ghiaia, fango e acqua poco limpida. È il caso di Rivabella, ad esempio. Dito puntato sul deviatore del fiume Marecchia, che scarica in mare fango e sassi. Ma sono tutti e sette i km del litorale nord ad essere tradizionalmente colpiti dall’erosione. A Igea Marina, dove è stato praticato l’abbassamento sperimentale delle scogliere, ha causato un ulteriore dimagrimento della spiaggia.
Secondo il presidente di Oasi Confartigianato, la massima categoria dei bagnini, “dove l’erosione è violenta servirebbero le maniere forti. – è l’opinione di Giorgio Mussoni – Purtroppo servirebbe una quantità di pietra molto maggiore di quella utilizzata, e di conseguenza un investimento enorme”. Le migliori difese resterebbero i tradizionali scogli che “parano” le mareggiate.
Trovare un migliore equilibrio delle correnti per la pulizia delle acque di balneazione e ridurre l’erosione della spiaggia non è facile. La speranza è nel fronte comune: dopo anni in cui di fronte al mare forza quattro ciascuna amministrazione si comportava a modo suo, ora la Regione ha istituito un tavolo con i cinque comuni interessati (Bellaria, Cattolica, Misano Adriatico, Riccione e Rimini) per lavori concertati in grado di frenare l’erosione.
Paolo Guiducci