Naso tappato, apnee in pieno sonno e colpi di tosse stizzosa che di arrestarsi proprio non ne vogliono sapere. Per molte famiglie si traducono in notti insonni trascorse ad accudire i propri piccoli con ogni genere di rimedio. L’estate sta finendo e, con essa, anche la cura numero uno per le malattie respiratorie: sole, iodio e acqua di mare capace di sostituire con un divertente bagno tra le onde, quegli antipatici lavaggi di acqua salina che molte mamme utilizzano frequentemente per liberare il naso dei propri piccoli. Con i primi sbalzi di temperatura e la riapertura delle scuole, torna nell’infanzia il rischio legato alle patologie influenzali e respiratorie. E insieme ad esso il solito dilemma: antibiotico sì o no?
Una cosa è certa: le malattie delle prime vie aeree sono le più comuni in età pediatrica e costituiscono il motivo principale sia di assenza scolastica sia di richiesta di visita medica. Lo conferma il dottor Alberto Marsciani, primario dell’Unità Operativa di Pediatria dell’ospedale “Infermi” di Rimini.
Dottore, si sente spesso parlare di incremento di patologie respiratorie nell’infanzia. Lo riscontriamo anche a livello territoriale?
“Queste patologie – mi riferisco all’asma bronchiale, più comunemente detta bronchite asmatica, e alla polmonite nel caso delle infezioni delle basse vie aeree – restano una delle principali cause di morbilità e anche di necessità di ricovero, ma noi non abbiamo dati che documentino un aumento dell’incidenza negli ultimi anni, al contrario di quanto si verifica in altre regioni”.
Un’indagine dell’Ausl di Cremona attesta un aumento di queste malattie in Pianura Padana a causa dell’inquinamento legato al traffico veicolare. È, questo, un fattore che può realmente mettere più a rischio i nostri bambini?
“A livello scientifico non è stato ancora accertato un legame diretto di causa-effetto in questo caso, come, per fare un esempio, è stato fatto con il fumo di sigaretta. Tante sono le variabili in gioco nel favorire un aumento delle patologie respiratorie. In ogni caso noi abbiamo una fortuna: quella di avere il polmone del mare che aiuta molto a ridurre l’impatto delle polveri sottili e dell’inquinamento veicolare”.
Quali sono, in ogni caso, i principali fattori all’origine delle patologie respiratorie?
“Uno degli agenti irritanti nel bambino con bronchite asmatica è senza dubbio il fumo di sigaretta. Può esserci, è vero, il fattore inquinamento ma, ripeto, questo richiede una predisposizione genetica ed eventuali allergeni scatenanti come polline e acari. Nel bambino sotto i 4 anni un fattore importante che fa scatenare l’eccesso asmatico indipendentemente da inquinamento e allergie è la classica infezione virale delle alte vie respiratorie, sempre in soggetti predisposti. Per i bambini in cui ricorre frequentemente questa catena di sintomi (raffreddore-tosse-asma) le strategie di prevenzione sono i vaccini influenzali e catarrali. Oltre ad un periodo di allontanamento dall’asilo per evitare epidemie”.
Quando avviene il ricovero?
“Per quanto riguarda l’asma bronchiale che su tutte le patologie pediatriche incide per il 10-15%, il ricovero avviene nel 4-5% al massimo. Noi con il servizio di pronto soccorso pediatrico e l’osservazione breve (fino a 36 ore, senza il ricovero in struttura) riusciamo spesso a curare con terapie appropriate intensive il bambino con eccesso asmatico, in modo da restituirlo alla famiglia nel giro di qualche ora”.
Per quanto riguarda la polmonite, invece, l’incidenza qual è?
“Noi abbiamo una media di 4-5 episodi di ricovero al mese, dunque una cinquantina l’anno. Ma si tratta di un quinto delle polmoniti che abitualmente vengono gestite a livello territoriale con la terapia impostata a domicilio. Nei casi più gravi una polmonite su dieci sfocia in pleurite. In ogni caso in questo ospedale disponiamo di una èquipe formata dalle Unità di Pediatria, Neonatologia e Chirurgia pediatrica, che è presente in poche altre realtà provinciali”.
Come prevenire queste patologie?
“È difficile dare una ricetta assoluta, ma sicuramente la temperatura in casa non deve essere troppo alta, per intenderci sopra i 20-21 gradi. Meglio mettersi un maglioncino in più. Riscaldamento troppo alto vuol dire aria secca: un agente irritante a livello delle mucose respiratorie. Importanti sono anche la vita all’aria aperta e un sano movimento in tutte le stagioni, senza dover barricarsi in casa con i primi freddi. E se uno è così coperto da sudare al primo passo che fa, anche questo non va bene!”
E l’antibiotico, quando va somministrato?
“Normalmente il primo punto di partenza di infezioni che poi possono sfociare in asma o polmonite, è di origine virale. Anche nelle scuole quello che ci si trasmette più comunemente è un virus. In questo caso l’antibiotico non andrebbe mai prescritto, salvo in alcuni casi valutati dal pediatra, di febbre persistente e complicanze tonsillari e respiratorie. Purtroppo l’antibiotico in prima battuta viene usato un po’ troppo spesso. Una ragionevole attesa è il metodo più opportuno”.
Alessandra Leardini