Chi li ferma più? Gli alloggi messi in affitto sul portale online Airbnb (la piattaforma digitale che favorisce l’incontro tra chi cerca e chi offre posti letto in tutto il mondo) sono sempre di più. Nel mondo sono 50 milioni le persone che ad oggi hanno scelto di pernottare sui letti del sito di home-sharing (il principio è quello di ospitare in casa propria); per questo i fondatori definiscono la loro creazione “l’albergo più grande del mondo”.
In Romagna, cliccando su un qualunque pc o smartphone “Airbnb Rimini”, ve ne appariranno 300, a Forlì e Ravenna altrettanti, in ciascuna città. In tutto, quindi, 900. Facendo una media di due posti letto per offerta di ospitalità messa in piattaforma, si raggiungono, solo nelle tre maggiori città della Romagna, i numeri di un hotel di 1.800 posti letto, cioè di circa 26 nuove strutture ricettive, considerando che quelle tradizionali, attualmente
attive, dispongono, come media, di 70 posti letto ognuna.
Stiamo parlando, insomma, di una nuova modalità di ospitalità, non solo locale, che solo di sfuggita viene presa però in considerazione. Un errore, almeno sotto due punti di vista: della qualità della ricettività, e fiscale, a cominciare dalla tassa di soggiorno, che attualmente gli ospiti degli Airbnb non pagano. Una dimenticanza a cui andrebbe posto riparo perché gli Airbnb fanno sempre più concorrenza agli hotel tradizionali. Secondo uno studio recente di Morgan Stanley Research (che tra l’altro sta investendo negli Airbnb), nel 2016, questa nuova forma di ospitalità è stata scelta dal 19 per cento di viaggiatori per piacere, e salirà al 25 per cento entro la fine del 2017. Non attira però solo i vacanzieri, perché anche chi viaggia per motivi di lavoro sceglie i posti letto offerti con questa formula con sempre maggiore frequenza: il 18 per cento nel 2016, e si prevede il 23 per cento nel
2017.
Perché i viaggiatori usano Airbnb? La prima ragione è il prezzo (tra 20 e 60 euro per stanza), seguono la posizione, la possibilità di vivere una esperienza autentica a contatto con le persone del luogo, la facilità d’uso del sito e dell’app. Ma attenti: pensare che a scegliere un Airbnb siano persone di basso reddito è un errore, visto che gli americani intervistati, propensi a questa nuova forma di sistemazione, guadagnano almeno 75 mila euro. Non
solo: sembra che chi usa Airbnb sia anche propenso a soggiorni più lunghi. Un dettaglio non del tutto indifferente in periodi di riduzione del periodo dei soggiorni.
Ecco perché viaggio Airbnb
“Da quando ho scoperto Airbnb viaggio solo prenotando le case degli altri”. Commenta così Claudio, un 28enne del riminese. “Mi sono trovato così bene che ogni tanto su quel sito affitto la seconda casa dei miei genitori”.
Quali sono i punti di forza dell’alloggiare con Airbnb?
“Innanzitutto prima di partire puoi conoscere in maniera dettagliata gli spazi che andrai ad abitare, il loro livello di pulizia, la loro comodità attraverso fotografie, descrizioni e soprattutto le recensioni. Ed è l’unico modo per soggiornare in zone centrali a basso prezzo”.
In media?
“Ce la si cava con 20 euro a testa o anche meno. E poi soggiornare nella casa di un abitante del posto mi dà l’idea di vivere di più il luogo rispetto
un’anonima camera di albergo”.
Mai avuto problemi ad affittare?
“In genere chi sposa questa filosofia di viaggio è gente interessante, dalla mente aperta, desiderosa di conoscere persone. E badate bene: non giovani scapestrati e sporchi! Ospito tanti imprenditori e liberi professionisti. Sono sempre stati tutti rispettosi della nostra abitazione”.
Gli albergatori chiedono che non evadiate il fisco…
“Io non ho mai evaso nulla! In dichiarazione dei redditi denunciamo tutte le entrate con Airbnb. Non verso l’imposta di soggiorno semplicemente perché il legislatore non me la richiede”. (Mirco Paganelli)