AAA giovani ragazzi neomaggiorenni cercano casa per cominciare a vivere in autonomia. È questo l’annuncio, anzi l’appello, rivolto alla città di Rimini da Agevolando, l’associazione nata dall’iniziativa di giovani che hanno vissuto un’esperienza di accoglienza fuori famiglia e che, una volta diventati maggiorenni, devono fare i conti con la fine del loro percorso residenziale. Sono i cosiddetti care-leavers, ragazzi che “perdono il sostegno”.
Agevolando proprio di questo si occupa: cercare di dare un sostegno ai ragazzi per cui il 18esimo anno di età è una sfida maggiore che per i loro coetanei. Lo fa con tanti progetti. L’ultimo, presentato a Rimini lo scorso 6 dicembre, è Casa dolce casa.
“Casa dolce casa è un progetto – dice Silvia Sanchini di Agevolando – è un appello ai cittadini per aiutarci a trovare delle soluzioni abitative per ragazzi dai 18 ai 26 anni che abbiano trascorso un periodo della loro vita in affido in comunità o in casa famiglia. Rimini ha un alto numero di case sfitte, ma per un ragazzo solo che non ha una famiglia su cui contare, trovare casa non è semplice. Sono tanti i motivi. Possono essere per le resistenze e i pregiudizi dei proprietari, o la paura che un giovane possa trattare male l’appartamento, o il timore che una volta entrati non se vadano più”.
“Per questo – continua Silvia – l’idea è quella di non lasciarli soli. I volontari e i collaboratori di Agevolando li affiancheranno per tutte le necessità. Ma in realtà questo progetto vuole anche dimostrare che i ragazzi di Agevolando sono in grado di vivere in maniera positiva. Il nostro motto è: conosciamo i ragazzi giusti per voi e se vorrete dargli una possibilità, rimarrete soddisfatti”.
Il progetto funziona così: il proprietario che ha un appartamento sfitto, lo mette a disposizione dell’associazione in comodato d’uso gratuito. In cambio l’associazione si impegna a pagare tutte le spese. In questo modo i ragazzi hanno un’opportunità, dall’altro anche i cittadini fanno la loro parte e guadagnano evitando le spese di un appartamento al momento vuoto (che comunque costa).
“L’associazione – aggiunge Silvia – valuta anche altre proposte di soluzioni abitative. Questo progetto è già attivo in altre città d’Italia, tra cui Ravenna, Bologna e Trento, e abbiamo valutato varie opzioni: canoni calmierati, ma anche l’ospitalità di un ragazzo all’interno di una famiglia”.
I ragazzi che entreranno negli appartamenti gestiti da Agevolando avranno la possibilità di contare su un tirocinio o un’esperienza di servizio civile e quindi su una piccola entrata, e hanno spesso già esperienza di vita assieme, ma da soli farebbero fatica a trovare casa e a sostenere le spese. Qui entrano in gioco da un lato il lavoro di Agevolando, e dall’altro la cittadinanza attiva, e attenta.
“Il Comune crede molto in questo progetto di Agevolando. – sottolinea Gloria Lisi, vicesindaco e assessore ai Servizi sociali del Comune di Rimini – È un’esperienza che riteniamo importante, dato che si occupa di quella particolare fase della vita dei minori in cui escono dalle strutture. Per un ragazzo il momento della costruzione della propria autonomia, anche abitativa, è difficile, e diventa ancora più problematico quando non si ha una rete parentale. Io penso che bisogna sensibilizzare la cittadinanza a non aver paura dell’altro. Sembra una cosa di una banalità estrema, ma in questo momento non possiamo dimenticare quanto sia difficile per una persona di provenienza africana o di pelle scura trovare un appartamento in affitto”.
“In parte è vero – chiosa Silvia Sanchini – credo, però, che le notizie di padroni di casa e datori di lavoro ostili siano molto più rumorose e abbiano una diffusione maggiore, rispetto al piccolo gesto silenzioso e quotidiano di solidarietà. Tutte le volte che ho lanciato un appello o chiesto un aiuto, abbiamo sempre trovato una risposta positiva dai cittadini. Non solo da chi lavora nel sociale, ma anche dalla cittadinanza”.
Maria Grazia Tosi è una cittadina che ha deciso di mettere a disposizione il proprio appartamento. Non fa parte dell’associazione. Semplicemente ha deciso di credere in questo progetto e di fare la sua parte.
“Sono stata contattata qualche anno fa da tre ragazzi – racconta – Ahmed, Momo e Giulian. Non nascondo che la prima volta in cui li ho visti ho avuto qualche perplessità. Non è usuale trovarsi alla porta due ragazzi egiziani e un albanese. Poi mi sono detta: se fossero tre ragazzi italiani un’opportunità gliela darei, perché non darla a loro? Tra l’altro si sono presentati con molta umiltà, rassicurandomi, e sono stati molto rispettosi. Per cui ho deciso: perché no?”.
E così, da questo “perché no?” è cominciata una delle avventure di Agevolando, a Rimini – non l’unica – che continua ancora oggi, sempre nell’appartamento di Maria Grazia, e che ora coinvolge anche Sima Golam, una neomaggiorenne seguita dall’associazione.
“Se devo essere sincera io all’inizio non ci credevo – dice della sua esperienza a casa di Maria Grazia – Avevo poca fiducia, non solo nel progetto, ma anche in me stesso. Siamo giovani e dobbiamo sfruttare questo momento in cui andiamo a vivere da soli. Abbiamo un piccolo aiuto, ma dobbiamo essere in grado di portare le nostre valigie avanti da soli. Ognuno ha le proprie difficoltà, e non dobbiamo fare le vittime per il nostro passato, dobbiamo tutti migliorare”.
I ragazzi si impegnano molto in questo progetto, Agevolando anche: garantisce un referente adulto, che passa costantemente a casa per controllare, e un referente tra i ragazzi. Inoltre i ragazzi stessi firmano un accordo che stabilisce tempi e modalità del progetto, perché questo vuole essere un trampolino per la loro autonomia, non un punto di arrivo.
E pure il Comune si impegna nel progetto, contribuendo attraverso i Piani di zona.
Ora si tratta solo di imparare a convivere. “L’autonomia è bella – dice Sima – però ci capita di discutere anche per un caffè, perché ognuno vuole i propri spazi e ha le sue cose da fare”.
Ma questo non vale per tutti?
L’ultimo appello è di Maria Grazia: “Aprite il vostro cuore perché questi ragazzi, se non gli diamo una mano, non possono affrontare il futuro. Senza casa non potranno mai avere un lavoro, e senza lavoro non avranno casa. Io non solo non ho rischiato, anzi”.