Vi è un insidioso nemico della convivenza, su cui, in tutto il mondo, ci si sta interrogando.
Non è un fenomeno nuovo, ma è in preoccupante ascesa: quello dell’odio come strumento di lotta politica. L’odio e la violenza verbale, quando vi penetrano, si propagano nella società, intossicandola ». Un’analisi e una preoccupazione che ha ormai 8 anni: la pronunciò il presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno del 2017.
Ahimè, le cose non sembrano cambiate, anzi… La violenza verbale genera altro. Lo confermano i fatti di questi giorni con attacchi alla polizia, ma anche per quello che gli esperti hanno chiamato “populismo penale” del governo, che vorrebbe criminalizzare anche azioni di resistenza passiva non violenta.
Certamente tra le cause di questa situazione c’è il radicarsi di una polarizzazione estrema nel dibattito politico e sociale. Non c’è confronto che non finisca in un conflitto fra le diverse parti in gioco, giustificato spesso da posizioni ideologiche che sempre più appaiono strumentali a diversi interessi in gioco. Con strategie comunicative che tendono troppo spesso, per acquisire consenso, a ricorrere a toni violenti e alla costruzione di capri espiatori.
Una rappresentazione della società, con gli “altri”, i gruppi e le persone più deboli (per esempio i migranti), contrapposti al gruppo dominante i cui interessi vorrebbero essere tutelati riducendo e negando diritti ai primi.
Il linguaggio è così sempre più belligerante e incentrato sulla dialettica noi-loro, nell’esasperare le differenze e raccontare le posizioni diverse come quelle di un nemico.
Tutto ciò rende impossibile qualunque forma di dialogo e di confronto costruttivo.
Siamo sempre più lontani dunque dai veri concetti di democrazia che richiederebbero un reciproco riconoscimento e comunque il rispetto dell’idea altrui. Da non dimenticare, poi, il principio che l’arte del governo esige un intervento continuo di mediazione nella ricerca del bene comune, perché in democrazia non vige il principio che chi vince prende tutto.
La nostra politica dovrebbe ricordare che lo sdoganamento della violenza a livello verbale nei discorsi ufficiali, si traduce in una legittimazione dei comportamenti violenti nella quotidianità.
Ne sono segno anche casi di recenti violenze politiche, sempre più spesso iniziative di singole persone, senza legami e con riferimenti politici confusi. Figure che vivono nella solitudine tipiche del nostro mondo, con importanti aspettative che si mutano in rabbia.
Occorre oggi un serio sforzo educativo per imparare a vivere con gli altri, anche quanso diversi da te, scoprendo che è possibile dialogare e che ci sono tanti modi di affrontare i conflitti e le differenze, senza considerare l’altro un nemico da abbattere, ma un interlocutore prezioso, perché offre una lettura diversa della realtà che forse completa la mia. Uno sforzo educativo che dovrebbero mettere in atto prima gli adulti dei bambini.