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Affluenza e ininfluenza

Qual è stata la notizia delle Regionali 2014? L’astensionismo, chiaramente. Ma anche che per una volta l’onnipotente social non ha funzionato.
Quando a metà domenica si è capito che ai seggi c’erano pochi intimi, è cominciato un tam tam con post di candidati, simpatizzanti e semplici cittadini che chiamavano al voto. Ma non si è registrata nessuna impennata dell’(in)affluenza: il partito dell’astensionismo era ben più saldo e compatto, anche senza bisogno di scriversi su Facebook.
Dell’astensionismo, certo, hanno colpito le dimensioni. Già nelle Regionali 2010 ci fu un notevole calo e arrivarono subito i mea culpa della politica. Almeno per quell’oretta in attesa dei numeri di liste e candidati che poi monopolizzarono il dibattito.
Quest’anno, visti i numeri, la diserzione alle urne è rimasta come (tombale?) premessa di molti commenti del giorno dopo: “Dobbiamo prendere atto dell’astensionismo. Però abbiamo vinto”. Ma se il tweet era troppo lungo, era la premessa a saltare.
Non succederà (ce lo auguriamo), ma se la prossima volta si registrasse un altro 30 per cento in meno, chissà: magari dell’allarme astensionismo se ne potrebbe parlare addirittura per due giorni.