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Affari vostri

Ha fatto discutere assaje l’installazione artistica Pulcinella realizzata a Napoli su un progetto dello scultore Gaetano Pesce, scomparso proprio pochi mesi fa. La somiglianza dell’opera con una celebre parte del corpo maschile è stata infatti oggetto di scherno e polemiche, sollevando indignazione nell’opinione pubblica ma anche la controreazione di chi sostiene che l’arte va capita prima di giudicare.

Viene in mente la campagna Saluti da Rimini con le opere di Cattelan che tanto fecero discutere dalle nostre parti nell’ormai lontano 2015. Contesti diversi ma che aprono la stessa questione: l’arte, anche quella più provocatoria, deve restare nei suoi spazi, dove a fruirla sono persone consapevoli e motivate? Oppure può essere portata fuori, col rischio però che venga fraintesa o malintesa? Tema complesso, personalmente penso che non tutta l’arte sia adatta a una fruizione aperta a meno che non sia accompagnata da un’adeguata comunicazione pubblica. Cosa che non mi pare ci sia stata a Napoli, dove settimane dopo l’arrivo di Pulcinella in tanti ancora ne chiedono il significato.

Così come quella volta di Cattelan, quando mi sembrò che fosse più importante scioccare i benpensanti piuttosto che tradurre al pubblico la provocazione, condivisibile o meno. Con quel fastidioso “Non la capite? Affari vostri” che qua e là emergeva in sottofondo. Del resto, come dice il nuovo ministro alla Cultura, “Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare”. Che vuol dire? Io non l’ho capito, ma sicuramente è affare mio.