I conti non tornano, così il volo del “Fellini” rischia di precipitarsi definitivamente in un cumulo di carte. A mettere i “bastoni tra le eliche” dopo le note vicissitudini legate al debito della società che gestisce lo scalo di Miramare, c’è ora un’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica, che incombe sulla testa del presidente Massimo Masini e dell’intero CdA. La Procura di Rimini ha bocciato la richiesta di ammissione al concordato di continuità, avanzata da Aeradria nell’ottobre scorso: da una parte, come ha spiegato il pm Gea Gualdi, una società a partecipazione pubblica, com’è di fatto Aeradria, non può accedere al concordato ma va sottoposta a commissariamento dal Ministero dei Trasporti; dall’altra, cosa ancora più grave, non corrisponderebbero al vero i dati contenuti nei documenti presentati per accedere al concordato.
Il presidente Masini, il presidente della Provincia di Rimini (socio maggioritario del “Fellini”) Stefano Vitali e il sindaco del Comune di Rimini (secondo socio) Andrea Gnassi hanno promesso che alla prossima udienza in tribunale, il 6 maggio, saranno date tutte le spiegazioni, punto per punto.
“Confidiamo nella correttezza giuridica ed economico-finanziaria della proposta di concordato e dei relativi documenti di legge presentati al tribunale di Rimini lo scorso 2 aprile” sottolinea Masini. Confermando anche che “tutti gli atti e le azioni precedenti, sono sempre stati adottati nell’interesse superiore dell’aeroporto e del suo sviluppo futuro”. Di più non viene detto se non dal sindaco Gnassi, per ribadire ancora una volta che il “Fellini” “non è un vezzo o una questione di campanile, ma una struttura strategica”.
La decisione della Procura non è vincolante rispetto alla sentenza che il Tribunale si è riservato di dare sull’ammissione o meno al concordato. In ogni caso gli avvisi di garanzia piombati addosso al CdA e il sospetto sulla veridicità dei bilanci, rappresentano un’ulteriore grana per Aeradria e i suoi conti. Solo la procedura di concordato costa più di 500mila euro – riferiscono fonti interne – e il rinvio di un mese per la presentazione dei documenti in tribunale prima, e gli sviluppi imprevisti presi dalla vicenda ora, rischiano di far lievitare la spesa di qualche altro migliaio di euro.
Costi che si vengono a sommare ad un debito di 47 milioni. Capirne la composizione precisa è un rebus. Gli investimenti effettuati in questi ultimi anni per la pista e tutti gli adeguamenti esterni e interni all’infrastruttura, ammontano a oltre 20 milioni. Rientra in questa cifra anche una curiosità emersa dal dossier sull’aeroporto pubblicato nell’ultimo numero di TRE, supplemento economico de il Ponte: i 280mila euro spesi per censire gli uccelli presenti nelle piste. L’unica risposta che siamo riusciti ad avere da Aeradria in merito è che non si tratta di “fandonie” ma di una cosa serissima essendovi “precise regolamentazioni a riguardo”.
Tornando al debito resta un’altra metà abbondante da decifrare. Un peso rilevante è quello delle spese legate all’acquisizione del traffico: sulla carta sono voci di promozione e marketing, in realtà sono soldi che vanno alle compagnie aeree per garantirsi i collegamenti. Nel 2012 Ryanair, che con i suoi voli, ha portato al “Fellini” 130mila passeggeri, ha versato alle casse di Aeradria, per i servizi di terra, 900mila euro incassandone però dalla stessa 1,7 miliardi con un saldo a suo favore di 800mila euro. Sono le regole d’ingaggio delle compagnie a basso costo, e non solo. Come rivelato a TRE dal riminese Giampiero Gentili, già direttore di aeroporto Enac, “far arrivare un passeggero, o aereo, costa più delle tasse aeroportuali che questo passeggero o aereo genera”. Racimolare, continua Gentili, “qualche milione di debiti l’anno per queste spese è un gioco da ragazzi. Se poi è moltiplicato per un certo numero di anni…”.
C’è dell’altro: per il co-marketing i soci pubblici sono chiamati dal 2009 a versare a Aeradria dei contributi extra rispetto alle quote che, come noto, sono state versate negli anni per la ricapitalizzazione. Complessivamente, si tratta di qualche milione di euro. Entrate che dovevano essere sicure – ci viene detto sempre da fonti interne – che però in parte sono venute a mancare. Crediti previsti ma non concretizzati. Da qui uno dei presunti dati “falsati” secondo la Procura. L’altro credito messo in conto, ma non realizzatosi, riguarda una società controllata di Aeradria, AIR, per l’acquisto della piattaforma informatica di compravendita di biglietti. Per non parlare delle partite aperte con alcune compagnie aeree come Windjet che da sola deve a Aeradria più di un milione di euro.
Insomma, Aeradria ha speso tanti soldi (con un conseguente crescente indebitamento verso le banche) ma una parte ne deve anche avere. Semmai riuscirà a stare in pista.
Alessandra Leardini