L’aeroporto di Rimini è assente dalle statistiche di Assaeroporti, il gestore AIRiminum non comunica i dati ufficiali sul traffico, e del Masterplan decennale presentato ormai sei mesi fa, non si ha più traccia. Intanto quella che lo scalo di Miramare si è lasciata alle spalle è stata una stagione a bassa quota
Passando più volte, nel corso dell’estate, di fronte all’aeroporto “Fellini” di Rimini, ci ha richiamato l’attenzione la totale assenza di movimento di persone e mezzi nel piazzale antistante. Ci sembrava strano per uno scalo che si fregia di chiamarsi internazionale, che nel pieno della stagione turistica, nella località più importante d’Italia, fosse praticamente fermo. Così abbiamo deciso di verificare come effettivamente stavano le cose, con due visite in giornate diverse.
La prima visita in aeroporto risale allo scorso venerdì 12 agosto. Con Ferragosto alle porte e con tutti gli aeroporti che si presume lavorino a pieno ritmo. Un po’ meno il “Federico Fellini”, appunto, che intorno a mezzogiorno è praticamente vuoto. Poche auto nel parcheggio, le postazioni dei taxi vuote, il bus 9 che arriva e riparte privo di passeggeri a bordo.
All’ingresso, i banconi dei check-in sono spenti, come pure l’area degli arrivi. Nell’ufficio biglietti tre persone sono in attesa, più per chiedere informazioni che pronte a partire. Vuoto il corridoio, chiuso l’Ufficio di Informazioni turistiche di Rimini Riviera. In fondo al corridoio, due sportelli per il noleggio auto sono aperti, ma nessun cliente in vista. Funziona il bar, ai tavoli e al bancone nessun avventore, se non qualche sporadico dipendente dell’aeroporto.
Il display, collocato a metà circa del corridoio, segna zero voli in partenza e zero in arrivo. Effettivamente, andando sul sito internet dell’aeroporto, si scopre che l’ultimo giorno di voli in arrivo e partenza è stato mercoledì 10 agosto: nei due giorni successivi movimento zero. I prossimi arrivi internazionali, da 29 località diverse, cui in genere corrispondono altrettante partenza, sono previsti per sabato 13 agosto. Rari i voli di linea giornalieri, più numerosi quelli settimanali e stagionali, prevalentemente charter.
Atmosfera diversa sabato pomeriggio 20 agosto, data della nostra seconda visita (dal calendario è evidente che il sabato è il giorno preferito per gli arrivi e le partenze). L’aeroporto è più animato, passeggeri entrano ed escono trascinando i consueti trolley, nel parcheggio sostano più auto, anche se non è pieno, nel lato arrivi una decina di bus attendono i loro clienti, in genere di gruppi organizzati.
Per ragioni di sicurezza non è consentito transitare con le auto di fronte all’aeroporto, nemmeno per lasciar scendere i passeggeri. Così l’ingresso nel parcheggio diventa uno scomodo percorso obbligato. Quasi una gimkana, dove le grosse auto fanno persino fatica a girare. Andrebbe organizzato un po’ meglio e il cartello delle tariffe dovrebbe essere sistemato, ben visibile, nel parcheggio medesimo e non, distante, su una parete dell’aeroporto difficile da vedere.
Continuiamo la nostra visita allo scalo. Dalle 15 fino a mezzanotte i voli in partenza che compaiono sullo schermo, sono in tutto diciannove, l’ultimo per Kiev e Amsterdam. Al check-in una cinquantina di persone attende il proprio turno, i sedili del corridoio sono quasi tutti occupati, così pure i tavoli del bar, oltre a quelli che si servono al banco. All’ingresso, gli incellofanatori delle valigie lavorano a pieno ritmo, ma qualcuno il servizio se lo fa da solo utilizzando un rotolo di pellicola da cucina. Questa volta l’Ufficio informazioni, scarno e piuttosto minimalista, è aperto e qualcuno è in fila per chiedere notizie.
Sotto la pensilina esterna, che si trova all’uscita, sulla sinistra, del corridoio dell’aeroporto, una cinquantina di persone attende in coda un taxi che li prenda. Attesa cronometrata, tra le 15 e le 16, di circa mezzo’ora. Una famiglia straniera, con un bambino piccolo, si lamenta. Finiti o diradati gli arrivi, siamo intorno alle 17 circa, il servizio torna alla normalità e sono tre i taxi in fila, pronti a partire.
“Quanto costa prendere un taxi all’aeroporto di Rimini?” Chiediamo. Per andare alla stazione di Riccione 15-20 euro, a quella di Rimini 21 euro, per Rimini Fiera 27 euro, per San Marino 55 euro, Cattolica 40 euro e Milano Marittima addirittura 80 euro. Tariffe cui sono da aggiungere 2 euro di supplemento notturno, dopo le ore 24 e fino alle 6, che diventano 3 euro se si esce dal perimetro di Rimini e Riccione.
Le tariffe sono esposte, e questo è positivo, nondimeno non si può fare a meno di notare che spesso sono più care di un volo aereo. Una riflessione andrebbe aperta, in realtà non solo a Rimini, perché stride che per fare qualche decina di chilometri in auto si possa chiedere ad un passeggero più di quanto costa oggi un biglietto aereo di andata e ritorno per tante località europee.
E AIRIMINUM TACE…
Dopo le note vicende (fallimento, dichiarato nel novembre 2013, della precedente gestione Aeradria, società di proprietà per il 35% della Provincia, il 18% del Comune di Rimini, il 12% della Camera di Commercio, più altri, che ha lasciato un buco di circa 50 milioni di euro), la gestione dell’aeroporto di Rimini è passata, dopo gara e per un periodo di trent’anni, alla società privata AiRiminum, che nel suo primo piano industriale 2015-2019 si era data come obiettivo un milione di passeggeri. Si era data, perché oggi il traguardo è diventato di due milioni, il doppio, stando all’intervista che l’amministratore delegato Leonardo Corbucci ha concesso al Sole 24 Ore il 28 agosto scorso. Mercato privilegiato: l’est d’Europa, fino alla Cina e al Vietnam.
Certo, in questo frangente la scivolata è stata pesante: dai 920mila passeggeri (arrivi+partenze) del 2011 ai meno di 160mila del 2015 (da considerare, però, che l’aeroporto è ridiventato operativo dal mese di aprile) il salto è grande. Ma c’è anche una buona notizia: nonostante la ripartenza, praticamente da zero, l’aeroporto ha smesso di perdere denaro e comincia a fare utili (al che ci si chiede come facesse prima a perdere sempre): 420mila euro nel 2015, che probabilmente diventeranno 800mila nel 2016, se verranno confermati i 250mila passeggeri previsti, grosso modo gli stessi dell’aeroporto di Ancona – vicino concorrente che più volte ha tentato di scippare traffico al Fellini – fortemente sostenuto dalla Regione Marche nonostante i limiti che secondo le direttive comunitarie devono riguardare i continui finanziamenti da parte di amministrazioni pubbliche.
Ma nel futuro del Fellini c’è anche il Masterplan decennale presentato ormai sei mesi fa, con cui AiRiminum deve impegnarsi con Enac in termini di investimenti e programmi. Dal Masterplan si estrapola un contratto di programma su un periodo di quattro anni. Il documento deve essere approvato da Enac, Ministero per l’Ambiente e Ministero dei Trasporti. Obiettivo è completare il processo autorizzativo in 18 mesi. Anche perché è dopo l’approvazione che si potranno fare investimenti. Ma anche puntare alla riqualificazione dell’area davanti all’aeroporto, quella dell’albergo e dintorni, che il piano può far riconoscere come strumentale all’aeroporto. Per il 2016 si prevedeva un aumento dei passeggeri del 25%.