Violenza di gruppo. Un ragazzina di 15 anni, riminese, sarebbe stata costretta dal fidanzatino e dai suoi amici a sottomettersi a giochi erotici molto espliciti e pesanti; poi avrebbe subito anche le percosse delle ragazze dei violentatori, alle quali il fatto deve essere stato raccontato in maniera diversa. È l’ennesima scossa che attraversa la città e ci mostra una realtà più volte denunciata, ma che assume, ogni giorno che passa, connotati sempre più gravi ed allarmanti. Un intervento provocatorio era arrivato da Mario Guaraldi proprio sulle pagine de il Ponte del 14 ottobre: “Liberazione sessuale? Una proposta di dibattito su sesso e adolescenti a Rimini”. Ma al solito sui temi chiave la città è un muro di gomma. Perché mettere in discussione ciò che ci mette in discussione? I problemi? Meglio negarli. E così hanno imparato a fare i genitori quando vengono interpellati da insegnanti o educatori. La cosa non riguarda mai il “loro bambino” e la “loro bambina”. Naturalmente non sanno quasi nulla dei figli adolescenti, di dove navigano in internet, cosa guardano alla tv in camera, come usano il cellullare, che locali frequentano, quanto alcol o fumo caratterizza le loro serate ed anche i pomeriggi con gli amici. Non obiettano (mica vogliono essere presi per retrogradi) se il figlio si apparta in stanza con la morosina di 14 anni o se a 15 chiede di andare a fare la settimana bianca con gli amici (senza rompi prof o preti)… Per molti di loro il problema vero è che i rapporti siano “protetti”, non che la testa, i sentimenti, la crescita sia protetta… Se i modelli sono quelli televisivi o della pubblicità, se l’educazione sessuale a scuola (quando c’è) si riduce alla conoscenza dei meccanismi riproduttivi (e a come evitali), se insomma amore è un vago sentimentalismo del tipo “va dove ti porta il cuore”, oppure è quasi un sinonimo del “fare sesso”, e non un progetto, che deve essere “imparato”, scoperto, percorso… beh! allora non possiamo stupirci di quel che succede.
L’emergenza educativa è fra le urgenze indicate dal vescovo Francesco. I fatti quotidiani lo confermano. Sul fronte dell’educazione (anche sessuale) la stessa comunità cristiana deve fare una seria verifica e comunque attivare nuovi strumenti educativi.
Giovanni Tonelli