Pellegrinaggio diocesano sulle tracce di una grande donna del ’500
Benedetto da sole, temperatura e ventilazione ottimale, si è svolto anche quest’anno il tradizionale Pellegrinaggio diocesano; quello che Ariminum organizza secondo le indicazioni del Vescovo. È un appuntamento irrinunciabile per tanti di noi, alla scoperta di nuovi itinerari che abbinano spiritualità, arte e turismo. Quest’anno la proposta è stata di un tour insolito in Spagna tra Toledo, Segovia, Medina del Campo, Valladolid, Alba de Tormes, Salamanca ed Avila: i luoghi dove la Grande Teresa di Gesù ha fondato i nuovi monasteri delle Carmelitane scalze con determinazione, capacità organizzative e coraggio innovativo, impensabile per una donna negli anni attorno al 1550. Era l’epoca del Concilio di Trento e del fermento di rinnovamento dell’intera comunità ecclesiale nel cui spirito Santa Teresa operò.
Abbiamo scoperto la figura di santa Teresa d’Avila ripercorrendo il suo cammino di fondatrice instancabile di nuclei di religiose carmelitane “riformate”, cioè ritornate ad una vita claustrale rigorosa. Basta conventi con 200-300 suore, basta le differenze di censo e i privilegi concessi a poche, basta la libertà di uscire, di usare vestiti lussuosi e magari gioielli, basta ricevere visite, basta una vita spirituale più formale che interiore. Teresa meditò per decenni queste sue idee di riforma del Carmelo fra tormenti (nel timore fossero suggerimenti che venivano dal demonio) e spinte decisionali che le valsero anni di isolamento perché sotto la Santa Inquisizione. La sua tenacia e pazienza ed il ricorso a consiglieri santi ed illuminati, fra cui santa Giovanna della Croce, le permisero di affrontare mille difficoltà ed opposizioni ed arrivare a fondare in pochi anni ben 17 conventi di Carmelitane scalze: poche suore, al massimo 12-15, che vivevano in fraternità e in povertà, che dovevano imparare a leggere e scrivere per poter meditare le scritture ed essere capaci di recitare in coro l’ufficio divino in latino. E poi la preghiera mentale che fa sentire l’ineffabile presenza di Dio.
In molti ci siamo resi conto di conoscere poco di questa Santa e di sentirla austera, lontana nella sua sapienza: insomma una che incute soggezione. Abbiamo invece scoperto una Santa brillante e arguta, appassionata e trascinatrice nelle amicizie. Capace di affascinare e creare simpatia ovunque si trovasse: da piccola, fra i tanti fratelli, cugini e amici; da giovinetta, fra le compagne e le educatrici, anche quelle severe; da adulta, fra le autorità e i potenti del tempo, ammirati della sua conversazione colta e brillante, frutto delle tante letture fatte fin da bambina: dai poemi cavallereschi fino a sant’Agostino, ai Padri della Chiesa e alla Bibbia allora proibita ai non specialisti. Ricca di affettività, in modo sorprendente per la sua epoca, ci ha lasciato una quantità incredibile di scritti: dalla Biografia scritta con vivacità, con aneddoti e racconti, dalle Lettere (più di 500) al Castello Interiore capolavoro di spiritualità di una mistica la cui vita si può riassumere nel dialogo avuto con Gesù: “Chi sei tu?” “Sono Teresa di Gesù” “E io sono Gesù di Teresa!” Fede in Gesù e Scrittura furono i suoi grandi Amori. I suoi ritratti e le sculture la ritraggono in estasi oppure con la penna in mano. Beatificata da Papa Paolo V nel 1614, nel 1970 fu proclamata Dottore della Chiesa da Paolo VI: prima donna con questo titolo concesso successivamente a S. Caterina da Siena.
È stato il nostro vescovo Francesco ad aiutarci a gustare la ricchezza spirituale di questo pellegrinaggio nelle brevi ma intense omelie della Messa quotidiana (sempre molto curata nella liturgia da tutti i presenti), nei discreti interventi che arricchivano le spiegazioni delle guide, nell’incontro con le carmelitane del convento S. Teresa di Valladolid. Come pure nei momenti di cordialità e di convivialità condivisi con tutti i partecipanti o di dialogo personale per chi lo desiderava: pellegrino fra i pellegrini!
Ma non si creda che il pellegrinaggio sia solamente spirituale! I momenti di allegria come quelli di ilarità sono stati frequenti, attivati spesso dalla coinvolgente Nunzia che, sapendo cogliere i lati comici delle situazioni, ha promosso sonore risate: quest’anno a prestarsi sono state le varie guide avute nelle diverse città, che spesso ci parevano attori consumati più che guide istruite, per atteggiamenti buffi e frasi altisonanti o inappropriate; oppure i menù raccontati prima di arrivare nei vari ristoranti che poi suscitavano ilarità, come certe quaglie rimaste famose.
Succede spesso che visitando in pochi giorni tante città così ricche di chiese, di monumenti, di palazzi, di santuari si torni a casa con un po’ di disorientamento e ci si chieda se l’enorme acquedotto romano era proprio a Segovia, se le mura e i torrioni che contornavano la città, percorse da un gruppo di arditi nell’alto camminamento, era proprio ad Avila. E quella Plaza Major è di Salamanca? Tranquilli: l’infaticabile Nunzia ogni sera postava su Facebook un sunto di tutto l’itinerario con nomi e foto.
Alla fine del viaggio quindi si possono riordinare ricordi, foto ed appunti. E per il tradizionale ritrovo dei “reduci” del pellegrinaggio tutti saremo pronti a ricordare e ripercorrere le tappe. Anche se attendiamo l’ormai familiare calendario che Claudio dell’Ariminum ci offrirà: Claudio, una presenza silenziosa ma costantemente protettiva, che ha reso sicuro il viaggio anche in momenti complicati. Il clima di cordialità e di familiarità creatosi fra noi pellegrini, continua grazie alla tecnologia che anche i più anziani sanno ormai usare: il gruppo WhatsApp “Spagna S. Teresa D’Avila” nel quale ogni giorno ci si scambiano saluti o notizie. E in ciascuno continua a risuonare sicuramente la bella intensa preghiera di S. Teresa di Gesù, diventata anche canto: “Niente ti turbi niente ti sgomenti Tutto passa Dio non si muta Con la pazienza tutto si acquista A chi ha Dio nulla manca. Dio solo basta”.
Silvia Tagliavini