Freddo. Consumato. Anonimo. Si è presentato così l’aeroporto “Fellini” agli occhi dei giornalisti in occasione dell’ultima conferenza stampa indetta da AiRiminum, la società chiamata, tramite bando, a gestirlo per i prossimi trent’anni. Siamo stati eccezionalmente invitati all’interno dello scalo sigillato, tra i banchi del check-in e la pista di atterraggio. Senza il brulicare di turisti, il vociare di lingue forestiere; senza l’accozzaglia di colori dei vestiti da viaggio e dei bagagli stranieri, la struttura sembrava la navata di una cattedrale abbandonata o l’impersonale ala di un ospedale. Relitto dei tempi che furono.
Il racconto. Le grandi porte scorrevoli d’ingresso sono ancora serrate. Si entra varcando un pesante cancello che si affaccia sull’immensa spianata dell’aerostazione: tre chilometri quadrati di silenzio spettrale. La corona delle colline della Valmarecchia cinge l’orizzonte, col Monte Titano che primeggia su tutti. Sul rettilineo d’asfalto lungo 3 chilometri, si allena un militare in bicicletta, sostituendosi alle accelerazioni dei velivoli. “Vanno da una struttura all’altra”, mi corregge un poliziotto. Entriamo nell’aeroporto dal retro. L’atrio degli arrivi è disordinato: carrelli ammassati contro il nastro che trasporta i bagagli; una porta metal-detector appoggiata ad un muro. Ad attenderci nella hall centrale, tra i monitor spenti, ci sono il presidente di AiRiminum Laura Fincato e il direttore generale Marco Consalvo. L’attenzione dei media è massima. Da alcune indiscrezioni si sa già che il 4 marzo partiranno otto voli settimanali per la Russia e alla conferenza si attendono grandi proclami riguardo al futuro. Ma ci si accorge presto della scarsità di dettagli ulteriori dal punto di vista “industriale”, progettuale. “Ogni volta vengono per dirci che bisogna assolvere un ulteriore requisito burocratico. Ma il piano d’azione qual è? Cosa intendono farne dello scalo?”, si domandano le associazioni di categoria riminesi, ansiose di tornare a lavorare grazie all’indotto che deriva dal traffico aereo.
L’intervista. Prende tempo AiRiminum, il cui presidente è stato ospite – in un’esclusiva per le TV locali della Romagna – a Metropolis (IcaroTV) nella puntata curata dalla redazione di TRE. “Prima bisogna vivere, poi si può fare filosofia”, è l’aforisma che Fincato usa per dire: prima pensiamo ai certificati, poi al piano industriale. E a chi le domanda qualche anticipazione, risponde secca: “Il territorio non deve solo domandare, ma anche rispondere”. Ovvero, gli imprenditori facciano la loro parte entrando in società. Ad oggi solo tre hanno ufficialmente risposto all’appello. “Capisco la diffidenza dei riminesi dopo quello che è successo, ma bisogna voltare pagina. Non siamo il solito castello di carte che cadono. Abbiamo dimostrato governance”. Sull’incapacità economica di AiRiminum sollevata da alcuni, il presidente nega: “Falso. Ci siamo impegnati a capitalizzare fino a 30 milioni di euro”.
Il 10 febbraio è arrivata la tanto attesa certificazione di Enac, che corrisponde a una “patente che sancisce la nostra capacità di fare questo mestiere”, sintetizza il presidente. Prossimo step, la concessione, ovvero il passaggio dell’impianto alla nuova società.
L’ultima parola la metteranno con un decreto interministeriale il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e quello dell’Economia. Fincato è attualmente consulente del primo e, proprio per questo, le abbiamo domandato se non si tratta di un conflitto di interessi (dubbio oggetto di un’interrogazione parlamentare ad opera dell’onorevole riminese 5stelle Giulia Sarti). Fincato rassicura che “non appena il Ministero decreterà il passaggio di concessione, riceverà anche le mie dimissioni”. Il suo è un curriculum politico non indifferente: per quattro legislature deputato e tre volte al Governo. E ha fatto anche parte del CdA dell’Aeroporto di Venezia.
Su AiRiminum pesa però ancora il ricorso presentato dal Consorzio ABN per l’annullamento dell’aggiudicazione del Fellini, sul quale si deve pronunciare il Tar dell’Emilia-Romagna, “viviamo questa fase con assoluta tranquillità – dice Fincato -. Per noi la certificazione di Enac è la pietra tombale rispetto alle polemiche”. Ancora ostacoli emergono poi dalle trattative con le compagnie aeree. Sono attivi i contatti con Finnair e Wizzair, ma c’è ancora molta diffidenza. “È difficile essere credibili se non si indossa ancora il vestito giusto– usa una metafora il numero uno di AiRiminum -. Stiamo cercando di recuperare le passate relazioni, travagliate, col nord Europa; un mercato che era arrivato a crollare del 20% rispetto alle dimensioni passate”.
Inutile illuderci. Il 2015 sarà un “anno di transizione” – confessa la società – con un numero di passeggeri nettamente inferiore rispetto a quello dell’anno scorso: tra i 250 e i 300 mila contro i quasi 500 mila del 2014”. E la previsione è per giunta fragile, come sottolinea lo stesso direttore Consalvo, dato che si tratta più che altro di voli russi e considerato l’attuale scenario geopolitico ed economico altamente instabile. Le vicende del secessionismo ucraino e del rublo sono determinanti per l’economia riminese quanto lo strutto.
I primi investimenti che AiRiminum metterà in campo riguarderanno il miglioramento della struttura. “Una volta ottenuti in concessione i beni, bisogna certificarli tutti per assicurare che funzionino, dalle scalette ai bus”. La normalità pare ancora lontana.
Mirco Paganelli