Non per creare ulteriori allarmismi (non ne abbiamo davvero bisogno), ma per cominciare ad accendere nella nostra testa, uno spizzico di materia grigia, occorre davvero chiedersi oggi a quali fonti di notizie ognuno di noi si abbevera.
Prendiamo per esempio il tema dibattutissimo dei rischi di trombosi derivanti dai vaccini tanto contestati. Sono dati ufficiali dell’Agenzia Europea del Farmaco.
Secondo l’Agenzia a fronte di 4 casi di trombosi ogni milione di pazienti vaccinati antiCovid (0,0004%), le pillole anticoncezionali provocano da 500 a 1200 casi ogni milione di donne che l’assumono (0,05 – 0,12%); il fumo 1.763 casi ogni milione di fumatori (0,18); l’eparina, farmaco anticoagulante, 5.000 casi su di un milione di somministrazioni (0,50%)…
Qualcuno ha mai sentito in tv parlare dei rischi dell’uso della pillola anticoncezionale o di quanti casi di trombosi provochi il fumo?
Eppure non si fa specie, in particolare sui social, di creare nell’opinione pubblica tanti patemi d’animo in persone fragili che ora hanno paura a vaccinarsi (si parla di un 15%), mentre il Covid continua a far strage ogni giorno.
Cattiva informazione, ma spesso anche falsa informazione, le cosiddette fake news, che ormai hanno invaso il vivere quotidiano, anche quando andiamo al supermercato.
Una recente indagine sui diversi strumenti social racconta che l’effluvio di false notizie è ormai inarrestabile. Anche qui alcuni esempi, che farebberosorridere, se non ci fossero persone convinte di trovarsi di fronte a verità, tenute nascoste per chissà quale complotto.
Così, contro il Parmigiano reggiano, viene detto che il latte dal quale si ottiene arriva da vacche che, non avendo accesso ai pascoli, sono “depresse”. Sempre sui formaggi, poi, viene spiegato che il Castelmagno provoca l’osteoporosi e che la Ricotta Romana “non facilita il sonno”.
In rete si trova anche l’affermazione che “il Caciocavallo può creare dipendenza come una droga”, e che “la mozzarella di bufala ha un alto contenuto di colesterolo”. Naturalmente i più colpiti da queste false notizie sono i giovani, ma solo perché frequentano di più proprio gli strumenti di comunicazione attraverso i quali queste informazioni distorte passano.
non bisogna essere geni per capire che se al posto del caciocavallo o della mozzarella di bufala, ci metto l’informazione politica o economica o di costume, come faremo, molto presto, a distinguere l’informazione marcia da quella sana? Diventa fondamentale, per chi crede ancora nella libertà di pensiero, navigare in acque sicure e accedere ad un’informazione seria, documentata e verificabile. E non bere alla prima fontanella incontrata per strada.