Dall’acqua al gas passando per l’energia elettrica: sono bollette che scottano. Il 2011 è stato un annus horribilis per quanto riguarda i costi delle utenze domestiche e il 2012 non si preannuncia affatto migliore, complici i tagli dal governo alle amministrazioni locali, che potrebbero costringere diversi enti a ritocchi al rialzo.
Un esempio è la tariffa sui rifiuti che varia una volta l’anno e sulla quale i Comuni, al lavoro sui bilanci di previsione, stanno ancora decidendo. Se è presto per la Tarsu (Tia a Rimini) parlare di incrementi, più facile è immaginare che difficilmente i Comuni riusciranno a “premiare” i cittadini per il loro impegno nella raccolta differenziata. Santarcangelo – per citare uno dei primi Comuni a sbilanciarsi su questo fronte – potrebbe farlo, visto che come annunciato dall’assessore al Bilancio Filippo Sacchetti, si conta di raccogliere un “tesoretto” di mille euro dalla lotta all’evasione fiscale “riducendo così la Tarsu del 2%”. Ma, appunto, è solo un esempio.
Le previsioni di Federconsumatori della provincia di Rimini, in attesa dei conti definitivi, sono grigie. “Tutte le tariffe delle utenze domestiche sono in aumento – denuncia il presidente Andrea Bascucci -. Purtroppo l’aumento dell’Iva al 21%, introdotto con l’ultima Finanziaria, si scarica inevitabilmente sulle tariffe che, mediamente, hanno avuto tutte un incremento più alto rispetto al tasso inflattivo”.
Solo per dare qualche cifra, secondo l’Ufficio di rilevazione dei prezzi al consumo del Comune di Rimini, in ottobre le utenze di acqua, luce e gas sono lievitate dell’1,5% rispetto a settembre e del 5,9% rispetto allo stesso mese del 2010 (base annua).
“Brucia” il gas che a Rimini dall’inizio del 2011 registra solo tassi inflattivi positivi e consistenti: +7,2% a gennaio, +9,6% a luglio e +13,3% in ottobre. Dal Gruppo SGR spiegano che sulle tariffe non interviene il gestore “ma si tratta di cifre stabilite da un ente super partes come l’Autorità nazionale per l’energia elettrica e il gas”. E che sull’aumento incide soprattutto il costo del petrolio. Se il trend da questo punto di vista dovesse fermarsi, benefici in bolletta si avranno a questo punto solo nella seconda parte del 2012. Sempre meglio tardi che mai…
“Bolle” poi il servizio idrico integrato per il quale nel 2012 è previsto un ulteriore aumento del 6% in bolletta. Lo denuncia Federconsumatori ma lo confermano anche Ato (l’Autorità territoriale che decide sulle tariffe e gli investimenti, composta dal presidente della Provincia e dai 27 sindaci del territorio) e Hera, la multiutility che ha in gestione il servizio fino al 2012. “Si tratta di un aumento che è stato concordato nel 2008 – fa notare il presidente provinciale di Federconsumatori – quindi in un momento in cui la situazione economica delle famiglie era molto diversa da quella attuale”. Un aumento frutto di una politica tariffaria pluriennale (2008-2012, fino alla scadenza del contratto con Hera, appunto), parametrato su criteri ormai datati. Tra l’altro, nel frattempo, è stato abolito a livello provinciale (oggi è solo regionale, a Bologna) il Comitato consuntivo degli utenti che fino al 2009 poteva dire qualcosa sulle tariffe confrontandosi con le amministrazioni locali. E si sono presentate nuove necessità, prima tra tutte, a Rimini, il piano fognario con una previsione di spesa di 88 milioni di euro. Investimento grosso, insieme al depuratore di Santa Giustina, che inevitabilmente si ripercuoterà sulla bolletta.
“C’è un costo del servizio, ma c’è anche un servizio” sottolinea il direttore di Ato Rimini Carlo Casadei aggiungendo che “dal 2002 non ci sono più finanziamenti dallo Stato e dalle Regioni per quanto riguarda gli investimenti sul servizio idrico” e che nonostante questo, anche nei periodi di crisi idrica più difficili come quello attuale, “non c’è stato sul territorio provinciale un giorno di mancanza d’acqua”. Se si vuole un servizio migliore – è questo il messaggio – devono quindi continuare a pagare i cittadini. Non ci sta Andrea Bascucci che anche a nome del comitato per l’acqua pubblica, nato prima del Referendum dello scorso giugno per l’abolizione del Decreto Ronchi, punta il dito non sulla proprietà delle reti idriche, che è pubblica, ma sulla società di gestione: “Hera è quotata in Borsa e il 38% degli azionisti sono privati ai quali viene garantito ogni anno un dividendo”. Il timore è che gli aumenti in bolletta, alla fine, vadano anche lì.
Alessandra Leardini