A Rimini si “evade” facilmente

    Parlare di tasse non mette mai di buonumore nessuno così come pagarle non può essere considerato un momento felice. Ma si tratta pur sempre di un obbligo, anche morale, al quale non ci si può sottrarre: perché più persone si sottraggono a questo dovere e più chi lo rispetta è costretto a pagare. E questo è un discorso che va bene a qualsiasi latitudine e longitudine del Bel Paese. I riminesi hanno, però, un rapporto particolare con il fisco, non fosse altro perché Rimini viene spesso dipinta come terreno fertile per l’evasione. Le cause? Da un lato la vicinanza con la Repubblica di San Marino e dall’altro un’economia basata sui servizi e sul turismo.

    I numeri
    Ma dai numeri cosa emerge? Difficile dirlo al primo impatto, perché si tratta sempre di cifre da interpretare. Allora andiamo con ordine. Il dato più recente testimonia come Rimini sia una provincia ricca: la classifica sulla produzione di ricchezza procapite stilata da Unioncamere nel dicembre scorso, la pone al nono posto in Italia con un PIL (Prodotto Interno Lordo) medio di 31.225 euro. Continuando nell’indagine a ritroso nel tempo, a destare scalpore è una ricerca del 6 settembre de Il Sole24Ore che, dopo un’estate 2010 riscaldata proprio dal dibattito sull’evasione fiscale, posiziona, invece, Rimini tra le province più virtuose: i consumi sarebbero in linea col reddito. A guardare bene si tratta però del reddito disponibile, pari a 22.423 euro procapite, e non di quello dichiarato al fisco, ben più basso. Secondo gli ultimi dati disponibili, relativi alle dichiarazioni 2008, i riminesi, infatti, sarebbero tra i più poveri d’Italia con un reddito di poco superiore ai 17.500 euro. Ma la giostra dei numeri non finisce qui. Si potrebbe aggiungere, infatti, che Rimini è anche seconda in Italia per rapporto sportelli bancari/abitanti e, nonostante la crisi, risultano in crescita i depositi.

    La conferma dell’Agenzia
    A questo punto urge chiarezza. E chi meglio degli ispettori dell’Agenzia delle Entrate possono provare a spiegare se veramente il nostro territorio è specializzato nell’eludere il fisco? Probabilmente nessuno. E difatti qualche conferma arriva.
    “In provincia di Rimini la lotta all’evasione ci impegna tantissimo – spiega il responsabile dell’Agenzia delle Entrate provinciale, Pasquale Fattibene – lo testimonia il recupero effettuato nel 2010: si tratta di circa 40 milioni di euro di imposte evase. Ed è anche bene sottolineare che di questi 40, 26 milioni sono dovuti a versamenti diretti, cioè effettuati direttamente a seguito dei nostri controlli (senza che i soggetti contestassero, ndr)”.
    Cifre importanti che pongono la provincia al terzo posto in regione per recuperi effettuati dall’Agenzia. “Questo è un dato particolarmente significativo – commenta Fattibene – perché per dimensione e numero di realtà economiche presenti, Rimini non è paragonabile ad altre province dell’Emilia Romagna che hanno territori molto più ampi. Si tratta di dati sui quali incide la vicinanza della Repubblica di San Marino ma anche un tessuto economico fatto di molte imprese che offrono servizi e che riescono a sfuggire con più facilità alla tassazione”.

    Il problema tasse
    Una tassazione che in alcuni casi può sembrare non equa.
    “Le tasse vanno pagate fino all’ultimo euro – chiosa Richard Di Angelo, presidente provinciale di Confcommercio – ma la pressione fiscale è assolutamente eccessiva. E per pressione fiscale non vanno intese solo le tasse dirette ma anche quelle indirette sia a livello nazionale sia locale che penalizzano troppo le aziende”.
    Il presidente ci tiene anche ad alcune puntualizzazioni.
    “Nelle statistiche spesso si tiene conto di attività commerciali che sono in affitto: persone che arrivano a Rimini, ad esempio, prima della stagione, restano sul territorio un paio di mesi poi di punto in bianco chiudono la propria attività senza pagare nessuno, né lavoratori né imposte, e fanno perdere le loro tracce. E di queste tasse evase, che inquinano i dati provinciali, lo Stato non verrà mai in possesso”.

    Troppe tasse o troppe norme?
    Una recente indagine a livello nazionale dell’associazione Contribuenti.it poneva la complessità delle norme tra i maggiori motivi di evasione.
    “Questa non è una scusa a cui aggrapparsi – ammette Di Angelo – le norme non sono complicate sono troppe”.
    Un’affermazione difficile da controbattere.
    “Non si può dire – commenta infatti il responsabile dell’Agenzia delle Entrate – che il sistema fiscale italiano sia semplice ma questo non giustifica l’evasione. Tuttavia si deve ammettere che proprio le complessità normative favoriscono l’evasione. I motivi sono due: essere sempre adempienti risulta un po’ costoso ma soprattutto quando la massa delle leggi è troppo elevata diventa più facile trovare scappatoie in cui infilarsi”.
    Più efficienza uguale meno tasse.
    “C’è solo un modo – attacca il presidente di Confcommercio – per riuscire ad abbassare la pressione fiscale a tutti i livelli ed è l’efficienza: stato, regioni ed enti locali devono recuperarla. Questo permetterebbe alle Amministrazioni di limitare gli sprechi e i costi superflui e quindi di non aumentare la stretta su imprese e cittadini. Serve una visione imprenditoriale dell’Ente”. Un’affermazione che Di Angelo motiva evocando il cambio d’atteggiamento che da un po’ di anni si registra nella popolazione.
    “Recentemente si giudica un’Amministrazione guardando quello che fa e lasciando da parte le ideologie”.
    Ma non sempre è sufficiente il saper fare, servono anche i mezzi legislativi per farlo.

    Andrea Polazzi