Esistono cervelli che partono e per fortuna cervelli che arrivano. Giovani stranieri talentuosi che vedono nel nostro paese opportunità di lavoro e di crescita personale, e che ci ricordano come vi siano nazioni dove si sta male sul serio.
“Pensavo di stare in Italia solo un’estate per fare un po’ di esperienza all’estero, e invece una serie di fortunate coincidenze mi hanno fatto iscrivere all’università di Rimini e mi hanno regalato un lavoro”.
Antonello, 21 anni, ha lasciato nel luglio scorso la trafficata Città del Messico alla volta di Santarcangelo, prima, e Rimini poi. Un percorso facilitato grazie al passaporto italiano visto che il padre è un milanese che ha sposato una messicana.
“Sentivo che la mia vita in Messico si era fermata. La situazione del paese è pessima. Stavo studiando un ramo del management, ma sapevo che una volta ultimati gli studi mi avrebbe atteso un futuro incerto, un mondo del lavoro dove si va avanti solo se si conoscono le persone giuste o si ha molta fortuna”.
Sembra quasi di sentir parlare un 20enne italiano, eppure il senso di impotenza nei suoi occhi è ancora più accentuato.
“Ambivo all’Italia perché mia madre mi ha sempre detto di essere stata accolta benissimo quando lavorava a Milano, e io mi ci sono affezionato come turista. Ogni volta che tornavo a casa provavo sempre una grande nostalgia”.
Per i primi mesi è stato ospite di amici santarcangiolesi del padre, giusto il tempo di potersi autogestire.
“Sentivo che attorno a me c’era la crisi, però non mi scoraggiavo. Tutto era nuovo ed esaltante”.
Nella prima settimana in Riviera ha passato in rassegna i locali sul mare e ha atteso davvero poco per un contratto. Il lavoro è arrivato per caso, col passaparola.
“Un giorno entrai in un’edicola per acquistare qualche rivista di annunci di lavoro. L’edicolante aveva sentito dire dalla vicina di casa che si era liberato un posto in un ristorante stellato dell’entroterra e…”di lì a poco si è ritrovato a servire piatti da gourmet ai tavoli. Ora è finanziariamente quasi autonomo.
“I miei genitori si offrono di aiutarmi, ma in genere rifiuto. Qualche volta riesco ad andare a ballare. Per fortuna ho incontrato molti amici preziosi grazie all’università”.
Antonello vive con altri studenti nel centro storico di Rimini.
“Anche l’iscrizione ad Economia del Turismo non era pianificata. Un giorno mi sono imbattuto in un manifesto dell’Università di Bologna mentre passeggiavo per il centro e mi sono detto, perché no? Entrare è stato facile. Per chi vuole studiare, qui c’è la possibilità”.
Antonello è innamorato di Rimini.
“Mi piace l’atteggiamento della gente. Tutti quanti hanno il senso dell’accoglienza. Se vado al bar, mi chiedono come sto. E poi il cibo è per me un tema cruciale e lavorando con uno chef stellato conosco il meglio”.
Amici di grandi città gli chiedono cosa trovi nella piccola Rimini. Lui risponde sicuro.“Tutto. È piena di vita. Ho visto la città in tutte le stagioni e la trovo molto bella. Sono cresciuto nello smog di Città del Messico e qui a confronto è un paradiso”.
Crescere in una megalopoli ha i suoi pro e contro.
“In una città da 22 milioni di abitanti si incontrano ogni giorno persone diverse, tutto è a tua disposizione, c’è tanta indipendenza negli spostamenti; tutte cose che non ci sono in un paesino. A casa pranzavo alle 15, ero sempre in movimento, c’era sempre qualcosa da fare. Qui invece ogni giorno scorre tranquillo, non c’è traffico. Si mangia all’una, si fa il riposino poi la sera l’aperitivo. Quando sono passato da Città del Messico a Santarcangelo è stato davvero piacevole”.
Ora non vuole più tornare indietro.
“Mi mancano i familiari, ma se ci si lascia sconfiggere dalla nostalgia non si va avanti, non si può vivere nel passato. Ho capito che ognuno deve fare la propria vita: io devo costruire la mia come loro si sono fatti la loro. Su Skype mi dicono:Antonello non fermarti, vai avanti. E io mi sento come se avessi tanta gente dietro di me, familiari, amici che mi danno forza. Ogni volta che mi capita qualcosa di buono sento come la loro benedizione sopra di me”.
Il futuro? Adesso pensa a finire gli studi.
“Non pensavo sarei rimasto qui così a lungo, figuriamoci se so che ne sarà del domani. Potrei finire da qualche altra parte, chi lo sa”.
Antonello brilla di voglia di fare, si vede che si sente un ragazzo fortunato.
“Mi piace pensarla così, forse siamo tutti fortunati, dipende da come cogliamo le cose. A chi pensa solo ai propri problemi, lo porterei nel mio paese dove c’è la crisi vera. Secondo me qui la crisi è in parte una questione mentale: vai su internet, accendi la tv e la crisi è ovunque; tanti giovani non cercano nemmeno più lavoro. Bisognerebbe invece non lasciarsi prendere dall’angoscia, fare tesoro di quello che si ha e mettersi in gioco. Io faccio molti sacrific, ma sono sicuro che mi porteranno ad una vita migliore”.
Mirco Paganelli