Il nostro mondo dovrebbe fare A e invece fa B. Su tante questioni: attenzione all’ambiente, ricerca e mantenimento della pace a livello internazionale, equità sociale e sul lavoro, dialogo e rispetto verso tutti coloro che (non certo per scelta) non rientrano nello standard di fabbrica per quanto riguarda etnia e orientamento sessuale, oltre che nella lotta agli estremismi politici, sempre più sdoganati. Il mondo dovrebbe fare A non certo per far piacere al sottoscritto, ma per dimostrare di essere abitato da un’umanità in grado di andare in avanti e non all’indietro. Uno scenario che può indurre
al pessimismo… se non fosse per i giovani. Giovani che si mettono in gioco direttamente, affollando le piazze in nome della transizione ecologica, manifestando per la pace anche con la certezza delle manganellate, criticando nelle università e negli auditorium rettori e ministri talmente disabituati al confronto da confondere la contestazione con la censura. E, soprattutto, utilizzando lo strumento più importante di tutti: il voto.
In un’epoca in cui il partito di maggioranza è quello dell’astensionismo, i giovani vogliono fare la propria parte. Soprattutto in Europa. A dirlo sono i numeri: due giovani italiani (under 30) su tre vogliono andare a votare alle imminenti elezioni europee. Quasi il 70%, secondo il recente sondaggio di Eurobarometro, dal quale emergono proprio quelle priorità appena citate: quasi la metà dei giovani (44%) dichiara di volere la sostenibilità ambientale tra gli impegni principali dei candidati.
La promozione della pace, inoltre, è la prima scelta degli under 30 (33%) alla richiesta su cosa dovrebbe concentrarsi l’UE, così come la lotta all’esclusione sociale e le necessità di valorizzare il lavoro (33%). Basterà per andare verso A? Buon voto a tutti.