Il 9 dicembre prossimo ricorre il cinquantesimo della scomparsa del canonico don Cesare Mazza che resse la parrocchia di Santa Lucia di Savignano sul Rubicone per oltre 20 anni e successivamente si dedicò all’insegnamento presso il seminario vescovile di Rimini.
I nipoti lo vogliono commemorare con una Messa che verrà celebrata presso il Santuario della Madonna della Misericordia (S. Chiara) di Rimini l’8 dicembre prossimo, alle 11,15.
Riportiamo le parole con cui il compianto mons. Amedeo Polverelli aveva ricordato don Cesare in occasione del decesso.
“Aveva celebrato la prima messa nell’aprile del 1922 e per dieci anni era stato cappellano prima a S. Vito di Rimini, poi a S. Giovanni Battista con Mons. Broccoli e infine alla Cattedrale, dedicandosi con grande sollecitudine alla formazione religiosa dei giovani. Fu anche Assistente ecclesiastico diocesano della Gioventù Cattolica e dette vita ad un Circolo studentesco che ebbe sede nei locali della Chiesa dei Servi.
Nell’ottobre 1932 fu chiamato dai suoi Superiori a reggere l’importante parrocchia di Santa Lucia di Savignano. Qui ha vissuto gli anni migliori del suo sacerdozio, pur trovandosi, ben presto, di fronte a situazioni complesse, in mezzo a difficoltà e incomprensioni. Furono tempi di amarezza ma Don Cesare era sorretto da una grande fede e da un’accertata rettitudine di intenzioni. Pian piano impostò un lavoro fecondo, un’intensa formazione dei fedeli, una razionale organizzazione dei movimenti cattolici.
Purtroppo con lo scoppio della seconda guerra mondiale i suoi più fedeli collaboratori partirono per terre lontane. Nel 1944 il passaggio del fronte devastò Savignano nelle case, negli animi, nelle mentalità. Il primo quinquennio del dopoguerra fu tormentatissimo; le lotte politiche, i mai spenti rancori dell’anticlericalismo, lo smarrimento dei cattolici crearono situazioni di rinnovate difficoltà e amarezze. Ma anche dopo questa prova, pur uscendone fisicamente prostrato, l’arciprete don Mazza seppe ricominciare da capo: lentamente, con fiducia, con tenace costanza.
Ormai la fibra umana mostrava i segni di un angosciante declino. Nel 1954, dopo oltre 20 anni di parrocchia, chiese di ritirarsi: fu dolorosa la sua domanda, soffrì chi non poté non accettarla. Da buon combattente lasciava una posizione di avanguardia per ripiegare su una meno impegnata retrovia. Sceglieva Rimini come sua nuova città – era nato a Coriano. Nel maggio 1957 diveniva canonico della Cattedrale. Aveva accettato di insegnare matematica nel Seminario minore; accettò successivamente di insegnare teologia morale ai chierici-prefetti. Direttore diocesano dell’Apostolato della preghiera, animatore dell’Unione apostolica, finché ne ebbe la forza si prodigò con silenziosa efficacia.
Scompare con lui una figura di sacerdote dell’epoca di mezzo, di quella cioè compresa tra le due guerre mondiali. Il clero riminese perde un sperimentato componente, avendone conosciute le virtù sacerdotali, il profondo senso umano, l’animo aperto e sorridente”.
I nipoti ringraziano tutti coloro che vorranno partecipare alla celebrazione della Messa.
Luigi Mazza