Descrizione
La strada che da Rimini conduce a Roma, l’antica Flaminia, nell’alto Medio Evo veniva spesso detta via regalis; ma almeno nel suo primo tratto avrebbe potuto anche chiamarsi via sacra. A buon diritto, perché su di essa si affacciavano alcuni tra i più antichi edifici sacri di Rimini, costruiti accanto alle numerose tombe che nei secoli erano state poste ai bordi della strada: si trattava delle chiese di San Gregorio, di Santo Stefano, di San Gaudenzo, che già esistevano nel VI secolo, presto affiancate da povere case che, con oratori e piccoli ospedali, andarono ad allinearsi lungo la strada a formare un borgo trafficato e molto popoloso; nel XV secolo (come di recente ci ha rivelato Oreste Delucca) contava ben 125 abitazioni e 35 botteghe, e laboratori di fabbri, calzolai, carrai, oltre a osterie e stallatici, e vantava la più antica fiera della città, documentata fin dal XII secolo (ma certamente anteriore), e la più antica “corsa del palio”, entrambe in onore di San Gaudenzo, uno dei patroni principali della città.
In origine la chiesa parrocchiale era quella di San Gregorio, piccola, ma antica e interessantissima, con mosaici bizantini e una struttura che ricordava le architetture ravennati del V secolo; venne chiusa nel 1797 e demolita nel 1833. La sua decadenza, già sensibile all’inizio del XVII secolo, fu senza dubbio accelerata dall’arrivo nel borgo dei Carmelitani, che nel 1573 vi acquistarono la chiesa di San Giovanni Battista, anch’essa di antica fondazione, perché già esistente nell’anno 996 accanto alla scomparsa basilica di Santo Stefano, che la tradizione vuole fondata da Galla Placidia.
Nel Quattrocento la chiesa di San Giovanni (spesso veniva specificato extra portam, certo per distinguerla da omonimi oratori e chiese all’interno della città) aveva un portico in facciata e il suo cimitero dietro all’abside, e apparteneva alla venerabile confraternita di San Giovanni Battista, che appunto nel 1573 la concesse ai Carmelitani, insieme alle case annesse, subito adattate a convento.
I Carmelitani ricostruirono più grande la chiesa e il convento all’inizio del XVII secolo, e poi li rifecero completamente nel XVIII. Furono soppressi e allontanati da Napoleone nel 1797, ma la loro chiesa non venne requisita e venduta come tante altre perché mantenne la sua funzione di chiesa parrocchiale, affidata dal 1797 al 1805 ai Cappuccini, e poi a un sacerdote diocesano.