Nel fiume in piena delle parole di orrore, di terrore, di dolore, ma anche di coraggio e speranza che, a seguito delle stragi compiute il 21 novembre a Parigi in quel venerdì di sangue, ci sono state rovesciate addosso, seleziono tre citazioni che mi interpellano in prima persona, come cittadino italiano e come vescovo della comunità cattolica di Rimini.
La prima riporta l’appello di papa Francesco a “fare delle religioni ciò che esse sono e devono essere, cioè operatrici di bene, fattori di riconciliazione, di pace, di fraternità nel mondo d’oggi, un mondo già lacerato da tanti conflitti di varia natura. Il farlo insieme mi pare un punto importante. Oggi le religioni devono trovare il modo di lavorare insieme, di collaborare insieme per aiutare l’umanità a diventare sempre più fraterna e solidale” (Angelus del 15 nov. 2015).
La seconda citazione è del Presidente Sergio Mattarella: “La strage di Parigi è il diretto risultato dell’odio contro il diverso e delle persecuzioni che le minoranze religiose e, in particolare, i cristiani, soffrono nel mondo” (Il Foglio, 21 novembre 2015).
La terza la sta facendo girare il web e riporta le parole di un giovane, Sébastien, sopravvissuto al Bataclan. Al giornalista che gli chiedeva: “Ma tu cosa hai imparato da quelle ore terribili in cui ti sei ritrovato con il kalashnikov puntato sul petto?”, ha risposto: “Oggi capisco che ogni attimo che passo con le persone care, è un dono, una benedizione. Ogni semplice momento della vita fa parte delle cose più belle che abbiamo, e non ce ne rendiamo conto. Se non ci capita una specie di elettrochoc. come quello che ho vissuto io. Ho l’impressione di essere nato una seconda volta. E voglio essere capace di gustare questa nuova vita che mi è stata offerta”.
Potessimo anche noi, che siamo stati a guardare e abbiamo sofferto e tremato con la gente di Parigi, potessimo anche noi dal fondo di quell’inferno che forse non è finito, trarre almeno questa consapevolezza: vivere, in ogni semplice istante, è un dono. Che grazia sarebbe, ogni mattina, aprire gli occhi e poter dire come Sébastien: “Io sono nato di nuovo”. Che grazia sarebbe guardare al mondo ogni giorno con lo stupore della prima volta!