Il problema del gioco d’azzardo non investe esclusivamente la sfera economica, ma intacca anche quella emotiva e relazionale del giocatore compulsivo, con effetti negativi su tutti coloro che hanno a che fare con chi soffre di questa malattia. Giovedì 19 novembre, il Centro Elisabetta Renzi di Riccione ha ospitato il secondo incontro del percorso informativo Il gioco d’azzardo non è un gioco: mi metto in gioco. Questa volta a parlare è Emma Pegli, coordinatrice del progetto Gioco d’azzardo patologico dell’AUSL Romagna e membro dell’U.O. Dipendenze Patologiche, che riprende il discorso iniziato la settimana precedente, occupandosi prevalentemente degli aspetti comportamentali del giocatore e delle ripercussioni di questa malattia sulle relazioni sociali.
Per quale motivo un giocatore è spinto a giocare perdendo la cognizione di spazio e tempo?
“Un giocatore patologico continua a giocare sia che stia vincendo, sia che stia perdendo. Tra le principali cause c’è il voler coprire i debiti che si hanno in famiglia, un mutuo, oppure perché ci si vuole rifare delle partite perse fino a quel momento. Ma vi sono altri fattori che spesso sono i peggiori. Quando si vince infatti, si è portati a continuare a giocare per non perdere l’ondata vincente. È un problema che si nota in tutti i giocatori, la credenza in una sorta di fortuna o scaramanzia che possa in qualche modo aiutare a vincere. Non a caso, chi invece perde di continuo, crede che continuare a giocare sia necessario perché non si può sempre perdere e quindi sto per vincere. Gli esiti delle partite alle VLT e Slot invece, sono prettamente casuali”.
C’è qualcosa in queste macchinette che affascina il giocatore?
“Certo. Le VLT, posizionate in luoghi bui dove si perde la cognizione del tempo, sono anche in un certo modo ipnotiche. Spesso mi è capitato di accogliere dei giocatori patologici che me lo hanno confermato: quelle macchinette li ipnotizzavano, con tutti quei colori, le luci e i suoni. Inoltre, queste VLT giocano degli scherzi al cervello di chi sta giocando perché il risultato della sconfitta è sempre una quasi vittoria. Per esempio, se per vincere occorre un tris di sette, il numero con il quale si andrà a perdere la partita risulterà essere sette-sette-sei, in maniera da farti pensare che stavi per vincere, e magari succederà alla prossima mano. Così continui ad inserire monete”.
Come si può chiedere aiuto?
“È importante precisare che all’interno di ogni sala giochi ed esercizio pubblico dove sono presenti Slot e VLT, è presente la locandina regionale creata appositamente dopo il decreto Balduzzi <+cors>Disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute<+testo_band> del 13 settembre 2012. Sulla locandina sono riportati i metodi per poter chiedere aiuto e il numero verde nazionale da chiamare se ci si trova in condizioni critiche. Le persone però arrivano al SERT tramite molti canali differenti. Un canale importante è la Caritas, che tra i più sfortunati incontra anche persone con dipendenze da gioco. Oppure ci sono gli assistenti sociali, i medici di base, i sacerdoti ma anche famigliari e datori di lavoro”.
Come può fare un famigliare a riconoscere questo problema?
“È possibile notare il problema sia a livello comportamentale che emotivo. Il comportamento lo si nota sopra ogni cosa nei riguardi dei soldi. È fondamentale tenere sotto controllo l’economia famigliare: se spariscono i soldi da casa e con un estratto conto, per controllare se vengono fatti prelievi frequenti. Inoltre bisogna stare attenti alle carte di credito, se ne vengono attivate di nuove. Non meno importante, informarsi se la persona sta chiedendo prestiti agli amici o anticipi sul proprio stipendio. Emotivamente invece, assieme agli sbalzi d’umore, bisogna far caso ai cambiamenti a livello di relazioni sociali della persona in questione. Se questa è sempre stata piena di amici e conoscenti e ora tende ad isolarsi, è un segnale importante. Inoltre un giocatore tende ad essere distratto e in questo modo dimentica e trascura le proprie responsabilità”.
Quali sono le reazioni dei giocatori una volta scoperti? Cosa fate al SERT per aiutarli?
“I giocatori spesso tendono a minimizzare il problema e trovano continue scuse per i soldi che mancano e per i propri sbalzi d’umore. Spesso non è semplice per un famigliare rapportarsi con una persona affetta da questa malattia. Noi offriamo un servizio di ascolto e di aiuto, che funziona se il giocatore compulsivo è intenzionato a voler risolvere il problema. Così possiamo aiutare anche le famiglie a capire che questo non è mero vizio, ma una vera e propria malattia e che per curarla abbiamo gli strumenti adeguati. Insegniamo inoltre alle famiglie e a coloro che vivono a stretto contatto con i giocatori come poterli tutelare economicamente, facendoli uscire di casa senza soldi e togliendo loro l’intestazione dei conti correnti. In questo modo il giocatore stesso si sente più tranquillo. Il nucleo famigliare è la vittima inconsapevole di questa malattia: una volta scoperta, i parenti si sentono traditi e vivono con un senso di allerta continuo. Spieghiamo loro che le reazioni di rabbia, anche se del tutto giustificate, non sono di alcuna utilità. Il giocatore vive la rabbia con un atteggiamento di difesa che lo porta a chiudersi e a non progredire verso la guarigione. Alcune famiglie si separano dopo un’esperienza come questa, ma la maggior parte rimane assieme e trova il giusto equilibrio. Non solo grazie al SERT ma anche grazie al gruppo di aiuto e sostegno Gam-Anon è possibile sentirsi ascoltati e accompagnati nel lungo percorso della guarigione”.
(2 – continua)