Home Vita della chiesa Ma il rendiconto è pubblico e in rete…

Ma il rendiconto è pubblico e in rete…

Corte dei Conti contro l’8 per mille: “Pochi controlli, favorisce la Chiesa”. Di questo tono i titoli dei giorni scorsi apparsi sui giornali. L’8 per mille è il meccanismo attraverso il quale lo Stato Italiano devolve una quota (l’8 per mille del gettito fiscale IRPEF appunto) a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario gestiti dallo Stato stesso, dalla Chiesa Cattolica o da altre confessioni religiose. Ebbene, secondo la Corte dei Conti, il modo in cui viene gestito il prelievo è poco trasparente, per nulla equo, discriminante e privo di qualsiasi vigilanza.

Come vengono spesi
Alle osservazioni della Corte dei Conti ha già risposto la Conferenza Episcopale con il segretario generale della Cei, mons. Nunzio Galantino dimostrando che “i bilanci non sono segreti o criptati, li conoscono tutti e sono pubblici e tutti possono vedere cosa sta facendo la Chiesa con l’8xmille. Oggi ci sono 700 cantieri aperti per il restauro dei beni culturali, per l’edilizia di culto, 1.600 realtà della Caritas che stanno aperte per dare risposte che molte volte lo Stato non riesce a dare, 6 milioni di pasti all’anno distribuiti in tutta Italia, ma anche gli aiuti per queste ultime calamità”.
È facile trovare anche su internet il rendiconto generale delle destinazioni dell’8xmille assegnate alla Chiesa cattolica. Vedi: http://www.8xmille.it/Rendiconto
Migliaia sono gli interventi per la carità e la pastorale a livello nazionale e nelle 226 diocesi italiane, per i progetti caritativi e umanitari nei paesi in via di sviluppo e per il sostentamento dei sacerdoti diocesani impegnati nelle nostre parrocchie o in missione nei paesi poveri.
La mappa delle opere dell’8xmille è uno strumento creato dalla Cei per permettere di visualizzare in dettaglio il modo in cui i fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica sono investiti sul territorio nazionale.
Ogni anno a maggio, durante l’Assemblea Generale della Cei, i vescovi determinano la suddivisione dei fondi 8xmille per tre finalità previste dalla legge.
I fondi sono così ripartiti: Esigenze di culto e pastorale della popolazione italiana; sostentamento dei sacerdoti; interventi caritativi in Italia e nei paesi in via di sviluppo
La Chiesa cattolica interviene in Italia nel campo del culto e della carità in due forme: con le quote trasferite dalla Cei annualmente alle diocesi e destinate ad attività locali; con le quote destinate ad attività di rilievo nazionale gestite direttamente dalla Presidenza della Cei.

A quanto assomma l’8 per mille? 1,2 miliardi nel 2014.
L’82,3% di questa cifra (corrispondente al numero degli italiani che hanno firmato, fra quelli che hanno dato indicazioni, per la Chiesa cattolica) finisce nelle casse della Chiesa italiana. Dunque nel 2014 la CEI ha incassato 1.054.310.702,18 euro.
Come ha speso questi soldi? Il 43,62% è stato utilizzato per finanziare le esigenze di culto pastorale, il 33,15% al sostentamento del clero, il 23,22 per interventi caritativi.

Bagnasco: c’è chi aumenta
il polverone
Sulla vicenda della Corte dei Conti è intervenuto anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei: “Dispiace, e forse in questo c’è una certa intenzione da parte di qualcuno, il tentativo di creare e aumentare un polverone in modo da far credere alla gente, in modo così indiscriminato, che vi sia una gestione non corretta dell’8 per mille che fino ad ora gli italiani con tanta generosità e coscienza hanno accreditato alla Cei, che non è il Vaticano”.
Altra precisazione molto importante in quanto i media tendono sempre a confondere (volutamente o per ignoranza?) le attività del Vaticano con quelle della Chiesa italiana, realtà che hanno amministrazioni e gestioni ben distinte e per niente intrecciabili.
In fondo – ha aggiunto il porporato – è sotto gli occhi di tutti come viene amministrato questo 8 per mille dalle diocesi, dalle comunità parrocchiali, dalle associazioni e dai centri di ascolto per i poveri, per i nostri italiani e per gli immigrati, per combattere tutte le forme di povertà, vecchie e nuove”.

GvT