Quando ha deciso d’investire su se stesso e sul suo progetto, possedeva giusto un piccolo ufficio. Con un tavolo, una sedia e un fax. Nulla di più. Ma aveva un’idea e la convinzione che potesse essere vincente. Oggi, a distanza di quasi 20 anni, si è costruito un impero. Fatto di mille dipendenti e oltre venti sedi sparse in tutto il mondo, soprattutto in America e Sudamerica.
È la storia di Giacomo Luzzi, 46 anni il prossimo 8 maggio, partito da Rimini e sbarcato a Santo Domingo da dove ha conquistato, anno dopo anno, il mercato della cosmesi, specializzandosi in shampoo per professionisti del settore. In questi giorni è tornato a casa per stare insieme alla sua compagna, Valeria, e ai loro splendidi figli: Livia, 9 anni e Leo, 7. Lo incontriamo in quello che lui definisce sorridendo, “il mio ufficio”: il «Caffè Commercio» di piazza Ferrari.
Un riminese a capo di una delle aziende di cosmesi più importanti del mondo: un po’ stranina come storia.
“Per prima cosa, diamo a Sante quello che è di Sante (ride). Nel senso che a parlarmi di questa opportunità fu un amico, Sante Semprini Cesari, anche lui riminese doc. Trovai subito la prospettiva molto allettante e così decidemmo di lasciare tutto, trasferirci ai Caraibi e partire per quest’avventura che nel corso degli anni ha visto inserirsi altri amici riminesi che in questo momento gestiscono le nostre sedi sparse per il mondo. Specifico tutto questo perché non mi voglio prendere meriti che non ho, o almeno, non tutti (altra risata). Per quanto riguarda la mia storia personale, diciamo che tutto è nato per caso dopo un dolore immenso come fu quello della perdita di mio padre Giorgio. Era il novembre del 1995, lui insieme ad altri amici era sul «Parsifal», l’imbarcazione che naufragò durante l’attraversata del Golfo del Leone. Stavo terminando Legge, mi mancavano pochi esami alla laurea e all’improvviso mi ritrovai il mondo rovesciato”.
Dopo pochi mesi, la decisione di lasciare Rimini e partire per la sua avventura.
“Un giorno Sante, che faceva il rappresentante, mi disse che un suo collega gli aveva parlato del mercato latino e di come le prospettive fossero allettanti perché le donne tengono tantissimo alla cura del corpo e dei capelli. Ci pensammo qualche settimana e poi decidemmo insieme di buttarci in questa avventura. All’inizio ci appoggiammo a una piccola azienda veneta che produceva cosmesi, in modo particolare shampoo: noi gli facemmo da distributori per Santo Domingo. Nel giro di un paio di mesi ci accorgemmo delle enormi potenzialità di questo mercato e partimmo ufficialmente con la nostra azienda, mia e di Sante intendo, la SGR”.
Che, anno dopo anno, si è ingrandita sempre di più.
“Subito dopo Santo Domingo aprimmo una sede distaccata a Porto Rico. Poi tentammo il grande salto andando a New York dove ci siamo ritagliati fin da subito la nostra nicchia. Da lì Boston, Atlanta, Orlando, Miami, Huston e tutto il Sudamerica: Nicaragua, Costa Rica, Colombia, Cile… Adesso stiamo vagliando altri mercati”.
Scusi la domanda banale, ma l’Italia?
“Ma non ci penso neppure lontanamente. Da noi sono più beghe burocratiche che altro. Ed è il motivo per cui io e il mio socio abbiamo aperto la nostra società in un altro Paese. Ma sa quanti giovani che hanno un’impresa sono costretti a chiuderla a causa della burocrazia e delle imposte? Ma se non aiutiamo le nuove generazioni il nostro sarà un Paese che ben presto crollerà. Dobbiamo far ripartire l’economia sgravando le aziende”.
Ma Rimini non le manca?
“Certo che mi manca! Soprattutto mi manca la mia famiglia, ecco perché appena posso torno. Del resto con Valeria abbiamo preso una decisione: i nostri figli sono nati in Italia, ma poi ci siamo trasferiti tutti a Santo Domingo dove siamo stati alcuni anni prima di tornare a casa. Loro, perché io sono rimasto lì. Mi mancano i miei parenti, i miei amici, ma questo è logico e scontato. Mi manca anche la vita sociale riminese. Ma se pensate che dica che mi manca anche la piada o il mare, no”.
Francesco Barone