Home Attualita Ieri stranieri oggi italiani: una svolta per 7000 minori

Ieri stranieri oggi italiani: una svolta per 7000 minori

Sentirsi stranieri nella terra dove si è nati e cresciuti. È il paradosso che ha sempre colpito i migranti di seconda generazione nati in Italia da coppie di cittadini provenienti da oltre confine, che in queste terre hanno scelto di trasferirsi e fermarsi. Un paradosso al quale, il 15 ottobre scorso, la Camera dei Deputati ha messo la parola “fine” con l’approvazione dello ius soli, vale a dire il diritto di cittadinanza per chi nasce sul suolo italiano. Il testo approvato a Montecitorio con 310 sì, 66 voti contrari e 83 astenuti, apre una svolta epocale sostituendo di fatto lo ius soli allo ius sanguinis: da oggi, per diventare cittadino italiano e acquisire tutti i diritti connessi, basterà essere nati in questo Paese, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Il legame “di sangue”, a differenza di quanto accaduto fino ad oggi, passa dunque in secondo piano rispetto al “legame di terra”.

Una svolta anche per i “nuovi” riminesi. In provincia di Rimini sono quasi settemila (6.887, per la precisione) i giovani tra zero e 17 anni interessati da questa vera e propria rivoluzione: 3.268 di questi risiedono a Rimini, 587 a Riccione, 582 a Bellaria, 334 a Santarcangelo e 322 a Cattolica, citando solo i comuni dove la presenza dei minori stranieri è più rappresentativa. Solo nel capoluogo, il 10 per cento della popolazione studentesca degli istituti di ogni ordine e grado è costituito da studenti stranieri: oltre 1.500. Ragazzi che “vivono in tutto e per tutto la storia, la cultura, la socialità italiana, insieme ai loro compagni e alle famiglie” sottolinea il vicesindaco di Rimini, con delega alla Protezione sociale, Gloria Lisi, che plaude al via libera della Camera dei Deputati. “L’approvazione definitiva dello <+testo_band>ius soli – commenta – <+cors>rappresenta un passo in avanti importante della nostra società. Da parte mia ho sempre sostenuto questa necessità, concedendo la cittadinanza onoraria per i minori stranieri nati in Italia e residenti a Rimini”.
Una piena cittadinanza, prosegue il vicesindaco, “passa dal diritto-dovere di sentirsi parte attiva della comunità. Ricordiamo che questi bambini frequentano le nostre scuole, parlano spesso solo la nostra lingua e a volte neppure hanno mai visto la terra di origine dei propri genitori”.
Insomma, l’ok allo ius soli sarebbe solo una legittimazione formale di quanto, in realtà, accade già da tempo, quotidianamente, a Rimini come in tantissime altre città italiane, al di là delle barriere di sangue, razza e cultura: una sempre più ampia e profonda integrazione dei figli di coppie immigrate con i coetanei italiani tout court. Anzi, spesso è proprio dalle nuove generazioni di immigrati nati in Italia che l’abbattimento delle barriere si estende poi anche alle famiglie.
Negli ultimi anni – conclude Lisi – stiamo assistendo ad una progressiva integrazione da parte delle famiglie presenti da più anni nel tessuto civico locale, soprattutto da parte di quelle con figli nati e cresciuti a Rimini. Ma cresce anche la voglia di queste famiglie di partecipare attivamente alla comunità e di sentirsi a tutti gli effetti identificati come cittadini a pieno titolo, soprattutto – ma non solo – da parte delle seconde generazioni”.

Alessandra Leardini