Dal 6 settembre sono tornati in mare i pescherecci riminesi per rifornire di pesce fresco i mercati, la filiera e la ristorazione locale. Il fermo, durato 43 giorni, aveva sospeso tutte le attività.
“Il ritorno in mare dei pescherecci – dice Gerlando Cappello, direttore del Mercato Ittico di Rimini – è importante perché la produzione delle barche da piccola pesca non soddisfa la richiesta”.
Dati alla mano quali sono le differenze tra il pescato del 2014 e quello del 2015?
“Lo scorso anno avevamo 1869 quintali complessivi di pescato venduto al Mercato Ittico, con un incasso totale di 912.188 euro. Nel 2015 i quintali sono stati 1.773, per 948.930 euro di incasso. Quest’anno è vero che c’è meno pesce, ma gli incassi sono maggiori proprio per questo. Verificando le specie più diffuse e le differenze tra i due anni abbiamo notato un calo significativo”.
Da cosa dipende?
“Principalmente dal clima, dalla temperatura atmosferica e dall’acqua marina. L’estate 2014 è stata abbastanza fredda, il pesce è cresciuto rapidamente, andando a largo perché vive e ripopola ad una certa distanza dalla costa”.
In alcuni casi, come ad esempio per le triglie, il calo di pescato è stato importante: 100 quintali in meno!
“Non solo per le triglie, per la canocchia, per esempio, il calo è evidente così come per i seppiolini: 13.138 chilogrammi nel 2014, 5.946 nel 2015. Ma vorrei focalizzare l’attenzione sulle condizioni climatiche che influenzano negativamente l’attività di pesca. Nella settimana dal 28 settembre al 5 ottobre i pescatori, causa mare grosso, non sono andati in mare. Hanno pescato poco, solo alcuni pescherecci grandi hanno solcato il mare e quindi il conferimento al Mercato è stato inferiore. Le ragioni principali, se i 40 pescherecci riminesi hanno pescato di meno,devono imputarsi, secondo me, alle condizioni meteo proibitive e ad un’estate troppo calda, che non ha favorito lo sviluppo delle specie”.
Il vostro settore è anche strettamente legato ai consumi. Se c’è meno pesce locale e sono più scarse le fonti di approvvigionamento, le famiglie, i ristoranti, acquistano meno pesce, ma favoriscono il pescato italiano?
“Noi facciamo vendita all’asta del pescato locale, ma, per completezza di offerta, è presente un 10% di grossisti che vendono anche pesce del Tirreno perché se manca pesce locale, visto che il nostro lavoro si basa sul pescato della zona, noi non lavoriamo”.
Laura Carboni Prelati