Mancano pochi minuti alla partenza. Il treno si prepara, destinazione Lourdes con un gruppo di persone ammalate. Mina Pollarini si sente chiamare. È una amica di gioventù, persa di vista negli ultimi anni. Un abbraccio caloroso, poi la domanda, osservando l’abbigliamento di Mina:
A Lourdes, le giornate sono piene di impegni e ricche di emozioni, con le ore che scorrono quasi imprendibili. Al ritorno in treno, Mina e l’amica viaggiano sulla stessa carrozza, a pochi scompartimenti di distanza. Si sentono canti e battiti di mano. Mina resta stupita nel vedere Paolo con la gioia negli occhi cantare e battere le mani. .“Fisicamente non è successo nulla. – commenta l’amica – .però dentro di sé Paolo è completamente cambiato. Si è fatto tanti amici: il prossimo anno verrà da solo, non ha più bisogno di me”.. E aggiunge: .“Sai cosa ti dico? Mi associo anch’io all’Unitalsi e così il prossimo anno sarò con gli ammalati”.
Mina Pollarini e l’amica sono due testimonianze viventi di questa “storia di servizio” che è l’Unitalsi, l’Unione Nazionale Italiana trasporto ammalati a Lourdes e santuari internazionali, presente a Rimini dal 1935. Proprio così: Rimini festeggia 80 lunghissimi anni di avventure umane, sentimentali e religiose, che hanno permesso alla sottoscrizione rivierasca e ai suoi aderenti di avvicinare i malati per accompagnarli nei vari santuari mariani, confortarli, sorreggerli nella quotidiana fatica del soffrire e nell’accettare quella sconvolgente realtà che è il dolore. Con Dio e grazie alla vicinanza dei fratelli, anche il dolore acquista un senso diverso e può essere vissuto attraverso una nuova luce.
È il 1935 quando don Giuseppe Stefani fonda a Rimini la sottosezione di Unitalsi. Ricopre il ruolo di assistente spirituale, mentre Ester Pasquinelli è la prima segretaria, sottosegretaria Marina Vasini. Tra i soci fondatori compare anche Renato Giorgetti. Giusto il tempo di sistemare le carte, farsi conoscere nelle parrocchie e nel settembre 1936 l’Unitalsi Rimini parte per il primo pellegrinaggio a Lourdes. Successivamente partecipa ai pellegrinaggi promossi dalla sezione regionale e in seguito inizia una propaganda capillare in tutta la diocesi, creando rapporti con le parrocchie. Purtroppo la guerra, oltre che portare morte, dolore e distruzione, ha spazzato via tutte le testimonianze di quell’inizio ardimentoso compresi i documenti. L’attività Unitalsi riprende fin dal 1946. ed è tutto un fiorire di gruppi parrocchiali: Savignano (1947), San Mauro Pascoli (1948), Sogliano (1949), San Martino dei Mulini (1950). Arrivano le città: Santarcangelo è del 1951, due anni più tardi è la volta di Cattolica, nel 1954 Morciano. Poi Villa Verucchio (1960), Riccione (1967) e Casinina. Senza dimenticare Bellaria e Rimini. Il più maturo in attività è Cesarino Lombardini, 76 anni, in Unitalsi dal 1960. “Merito di mia nonna, che pagava tutti i viaggi – racconta – . Portavo i malati in spalla, coi Treni Bianchi per Loreto, 2/300 persone da tutta la Regione. Nell’associazione ho incontrato tante persone in gamba: l’infermiera Mingazzini, il ragionier Vanzolini che metteva a disposizione un pulmino e l’autista, don Sisto, il dottor Donati”.
Pellegrinaggi, incontri, azioni, visite domenicali: l’agenda dell’Unitalsi è fitta, oggi più di ieri. Dopo 80 anni è sempre strumento attraverso cui la disperazione diventa speranza, e la tristezza si trasforma in sorriso.
Paolo Guiducci