“Saluti da Rimini”. Queste le parole che i riminesi stessi si sono ritrovati a guardare incuriositi con il naso all’insù da qualche settimana. Nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio scorsi sono stati installati, a insaputa dei più, otto manifesti (sei metri per tre) in vari punti strategici della città: il sindaco Andrea Gnassi ha scelto il gusto irriverente e provocatorio dell’artista Maurizio Cattelan, spalleggiato dal fotografo Pierpaolo Ferrari, per rilanciare la città all’insegna dell’arte contemporanea. A darne per primo la notizia è stato il Corriere della Sera, cui sono seguiti articoli su altri quotidiani nazionali come La Repubblica, Il Fatto Quotidiano, eccetera. Un’operazione di marketing davvero riuscita per la città, che ha così nuovamente attirato l’attenzione su di sé, proprio a cavallo tra la Molo street parade e la Notte Rosa. Le cartoline dal gusto retrò ritraggono soggetti molto particolari, sono sessualmente ambigue, divertenti o irritanti a seconda di chi le osserva. Il limite tra il marketing e la provocazione, in alcune di esse, è molto labile. Riportano allo stesso tempo indietro negli anni, quando durante le vacanze si spedivano pensieri sereni alle persone care e si ricollegano anche alla tradizione riminese di avere un manifesto personalizzato a ogni estate, con la firma di artisti affermati. Secondo Andrea Gnassi, Rimini e Cattelan si sono trovati, “forse grazie alla curiosità e al coraggio reciproco. In un momento storico in cui la città cambia (no cemento, grandi motori culturali al posto di quelli immobiliari), Rimini ha incrociato il più discusso e controverso degli artisti mondiali che ha puntato il suo sguardo verso una città dalle mille interpretazioni e contraddizioni. Il Duomo di Leon Battista Alberti non andò a ‘offendere’, ricoprendola di simboli ambigui, la più antica Chiesa di San Francesco? Caravaggio non fu forse ripudiato dalla committenza quando dipinse una figura sacra prendendo a modello una prostituta morta affogata nel Tevere? Lo stesso teatro Galli non andò a rompere traumaticamente l’armonia di una piazza d’armi?”, si domanda il sindaco. Ad appoggiare questa operazione anche l’assessore alla cultura della Regione Emilia-Romagna, Massimo Mezzetti, che ne apprezza il coraggio, mentre le donne del Pd nazionale ne hanno voluto prendere le distanze per i contenuti sessisti di alcune immagini, suggerendone la rimozione. Gnassi ha risposto loro con un lungo testo invitandole a leggere il programma culturale del partito e ponendo sul finale un ulteriore interrogativo: “Sino a pochi mesi fa non eravamo tutti Charlie Hebdo? E nel frattempo cosa è successo?”. Rimini, tra l’altro, da anni ha varato un protocollo contro la pubblicità sessista e lesiva della dignità di genere. Cattelan, dal canto suo, ammette sorridendo al giornalista del Corriere della sera di non aver resistito alla “tentazione di riempire una città di carta igienica!”. Sì, perché queste immagini sono state scelte tra il repertorio della sua rivista Toiletpaper, attiva dal 2010, e lo si può notare anche scorgendole sul sito dedicato www.toiletpapermagazine.org, senza però l’affrancatura “Saluti da Rimini”. La selezione delle fotografie, a cura di Maria Cristina Didero, ha pescato tra gli immaginari più vicini a Rimini, ma non essendo un progetto nato ad hoc per la città, si potrebbero adattare anche ad altre località. Molti commentatori infatti contestano e non riconoscono nelle immagini di Cattelan alcuna anima riminese. Il costo complessivo delle installazioni è di 35.674 euro: lo si è sborsato per avere un artista di fama internazionale in grado di attirare l’attenzione. Insieme ai billboard, che rimarranno fino al 30 settembre, le immagini campeggeranno anche nei normali spazi di affissione comunali per un totale di oltre mille manifesti.
Irene Gulminelli