Nove mesi di attività e un “parto” andato male. Ha tenuto banco per tutta la settimana la polemica che ha visto come protagonisti il Garante dei diritti delle persone private della libertà personale, l’avvocato riminese Davide Grassi e Gloria Lisi, assessore alle Politiche sociali del Comune di Rimini. La scintilla è scoppiata quando Davide Grassi ha reso noto, a mezzo stampa, la volontà di dimettersi dal suo ruolo istituzionale, “accusando” il Comune di alcune mancanze che avrebbero impedito lo svolgimento del suo ruolo istituzionale. Nella nota si legge: “Non sono stato messo nelle condizioni di gestire con serenità l’incarico. Ritengo di aver adempiuto correttamente al mio incarico fino ad ora ed ottenuto, pur con difficoltà e comunque in breve tempo, dei risultati significativi. Altro il comportamento dell’Amministrazione Comunale di Rimini nei confronti della figura istituzionale e ad oggi fondamentale del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale. […] Poco dopo il mio insediamento, ho riscontrato degli ostacoli divenuti oggi “paradossalmente” insormontabili. […] Mi venne assegnata una sede all’interno dell’ufficio Urp di Piazza Cavour da condividere un giorno alla settimana con altre figure professionali. Da subito mi resi conto, dal momento che conoscevo il funzionamento della figura del Garante in altri Comuni, che la nostra Amministrazione non avesse ben chiaro quali fossero gli strumenti e le prerogative dell’attività istituzionale del Garante. Primo fra tutti l’apertura di uno spazio adeguato che garantisse la privacy dei familiari delle persone private della libertà personale e infine tutti quegli strumenti (posta elettronica, carta intestata, linea telefonica dedicata etc…) che avrebbero avuto un’esclusiva funzione di servizio all’ufficio del Garante. Quando feci presente all’assessore Gloria Lisi che il regolamento comunale del Garante fosse incompleto ed estrapolato parzialmente da quello di un altro Comune e quindi di per sé inattuabile, non ebbi alcuna risposta”.
Ma le cose non starebbero in questo modo secondo l’assessore Gloria Lisi che invece denuncia quanto alla base del disagio del Garante ci sia “un nocciolo differente”. La Lisi, scrive: “Sin dai giorni successivi al suo insediamento […] il dottor Davide Grassi non ha fatto altro che cercare ogni pretesto per aprire un contenzioso con l’Amministrazione comunale, che non ha mai avuto ragion d’esser nei fatti. Basta sfogliare una rassegna stampa degli ultimi mesi per rendersene conto: il dottor Grassi, o chi per lui, ha immediatamente cominciato a lamentare problemi logistici ma soprattutto a soffermarsi sul problema dell’indennità economica. Proprio così. Nonostante il regolamento approvato dal Consiglio comunale non la prevedesse, ad eccezione dei rimborsi spese, il dottor Grassi ha cominciato istantaneamente un pressing sotto forme diverse per avere somme in denaro che l’assise comunale non aveva concesso a larghissima maggioranza solo pochi giorni prima! Questo, mi pare, sia il nocciolo del disagio di Grassi e non inesistenti questioni organizzative”.
La posizione della Lisi è più che chiara: sarebbe il mancato indennizzo economico ad aver mosso i passi di Grassi. Una posizione che ha indignato l’avvocato riminese portandolo a dichiarare di pensare di “adire a vie legali”.
Dopo il botta e risposta – a caldo – abbiamo sentito Grassi e la Lisi per capire qualcosa in più. In primo luogo quali sono le “cose” che – oltre ogni dichiarazione – sono state fatte dal Garante in questi 9 mesi di lavoro e quelle che non si sono potute fare per effetto di questi “ostacoli” denunciati.
Avvocato, al di là delle parole, che cosa rivendica di aver fatto mentre ha ricoperto questo delicato ruolo istituzionale?
“Intanto è necessario precisare che tutti i traguardi da me raggiunti sono da condividere con altre figure, istituzionali e non. Il mio è stato un ruolo di raccordo, di unione, utile a far muovere delle situazioni che erano rimaste sotto il tappeto. Detto questo, posso rivendicare parte del merito nell’apertura della prima sezione del Carcere ‘Casetti’ che attendeva da tempo un semplice collaudo, mentre i detenuti vivevano, in situazioni di vero degrado, nell’antistante sezione due. Adesso la vita di questi detenuti è diventata più decorosa”.
Lei ha “denunciato” che l’Amministrazione le avrebbe messo i bastoni tra le ruote. Cosa non è riuscito a fare per effetto di questi presunti ostacoli?
“In primo luogo ho chiesto ripetutamente di dotarmi degli strumenti necessari per operare in modo dignitoso. Ci sono voluti mesi solo per attivare la posta elettronica. Il mio cruccio più grande è quello dello spazio verde nato per accogliere i figli dei detenuti. Si tratta di un grande spazio all’aperto, che esiste ma che necessita di manutenzione per essere agibile. Uno spazio che avrebbe reso più semplice, nel limite del possibile, la vita dei ragazzi che devono affrontare una prova così dura, incontrando i loro genitori tra le sbarre. Questo progetto mi stava a cuore, perché mi stavano a cuore i diritti di questi ragazzi di incontrare i loro genitori in situazioni meno pesanti e stressanti possibile”.
Aveva chiesto aiuto al Comune, rispetto a questo spazio?
“Sì, avevo avanzato l’ipotesi di una donazione. Ma non è stato possibile”.
Si è vociferato di una sua possibile simpatia per il Movimento 5 Stelle e del fatto che sia stato strumento di una lotta politica dei grillini…
“Il mio era un ruolo istituzionale molto delicato. Non sono stati i grillini a strumentalizzare me, ma chi doveva rendere operativo il mio ruolo a strumentalizzare le dichiarazioni del Movimento, pur di attribuirmi una collocazione politica. Io ho sempre lavorato con serietà, con la mia indipendenza dai partiti e dai movimenti; le mie simpatie sono un’altra cosa”.
L’accusa dell’Assessore Lisi è stata diretta e pesante. È ancora convinto di procedere per vie legali? Ha qualcosa da aggiungere?
“Ho trovato che il suo sia stato un attacco personale, gratuito e ingrato. La mia denuncia è stata quella che il Garante non avesse una sede di lavoro adeguata e non che non l’avesse l’avvocato Grassi. Non ne ho mai fatto una questione di soldi ma di passione e di opportunità di essere utile. Se non arriveranno delle scuse pubbliche confermo le mie intenzioni di andare avanti per vie legali”.
L’assessore Gloria Lisi, seppur interpellata, non ha ritenuto opportuno ritornare sulla questione ritenendo che tutto quello che aveva da dire è stato da lei espresso nel Comunicato stampa diffuso il 7 luglio.
Angela De Rubeis