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Di quali santi e martiri sono quelle ossa?

Nei giorni 6 e 7 giugno in una stanza adiacente alla chiesa di San Giovanni Battista, è stata fatta la seconda ricognizione delle ossa contenute nella cassetta in cui il parroco di questa chiesa, don Quagliati, nel 1812, aveva raccolto tutte le reliquie recuperate dal Santuario di San Gaudenzo, prima della sua demolizione nel 1797.

Erano presenti don Gioacchino Maria Vaccarini, i dottori Stefano De Carolis ed Elisa Rastelli, Marcello Cartoceti, Learco Guerra e i membri della Commissione Ecumenica Diocesana Rosanna Menghi, Gabriele Maioli e Luca Ghini.
La cassetta, che durante la precedente ricognizione dell’8 agosto 2012 era stata solo in parte svuotata, in questa occasione è stata completamente esaminata.

Le ossa sono state identificate, catalogate, fotografate ed ordinate, in modo tale da ricavarne il numero approssimativo dei corpi, dell’età e del sesso.
Il risultato ottenuto, considerando in particolare le ossa lunghe, permette di constatare che siamo alla presenza di 15 corpi adulti, tra i quali uno scheletro completo di donna di età sui 50 anni, ben identificabile per il colore scuro delle ossa, un adolescente (femmina?) e tre bambini di pochi anni.
Totale: 19 corpi, senza tenere conto delle tante ossa frammentarie che possono appartenere ad altri individui.

Per ora nulla di significativo si è trovato per poter identificare qualche corpo.
Il sacchetto di juta, che sicuramente conteneva alcune reliquie importanti da distinguere dalle altre ossa, collocato nella cassetta tra le prime reliquie, poiché si trovava sul fondo di essa, al momento del prelevamento era ancora chiuso con la sua legatura, ma la stoffa che appoggiava sul fondo, probabilmente per l’umidità, si era marcita, ed il prezioso contenuto ne era fuoriuscito, mescolandosi alle altre ossa ed alla sabbia abbondante ivi presente. Il biglietto che ha permesso l’identificazione della cassetta e che riporta i nomi dei santi Nereo, Achilleo ed Innocenza, forse specificava il contenuto di questo sacchetto, che fu l’unico contenitore usato per distinguere delle reliquie da tutte le altre, mescolate insieme confusamente. Inoltre, il sacchetto poteva contenere solo piccole ossa, e di questi santi evidentemente non dovevano esserci che solo parti modeste, dato che i loro sepolcri non si trovavano nel Santuario, ma quello di santa Innocenza era nella chiesa di S. Innocenza al centro di Rimini, e quello dei santi martiri Nereo ed Achilleo nell’omonima chiesa di Roma. Di certo il sacchetto manifesta che le reliquie erano degne di particolare venerazione, per cui è pensabile che in tal modo si tentava di distinguerle dalle altre (da notare che i tre santi annotati nel biglietto sono tutti martiri dei primi secoli dell’era cristiana). Ma ancor più, la speciale distinzione di queste reliquie è probabilmente dovuta al fatto che questi tre santi non figurano nell’elenco del monaco Celestino, per cui più delle altre era necessario separarle e trascriverne i nomi.
Sono stati trovati altri segni di distinzione e venerazione:
– una costola legata con un nastrino rosso(2);
– ossa segate;
– una stoffa di colore chiaro, probabilmente contenente una reliquia.
Alcuni frammenti di intonaco decorato (nero su bianco), o colorato (ocra rossa), fanno pensare al prelevamento delle ossa dalle cappelle del Santuario.

Dalla ricognizione emerge un dato che salta subito all’occhio: l’esistenza di tre corpi di bambini.
Nell’elenco dei corpi santi esistenti nel Santuario, figurano alla settima Stazione tre corpi dei Santi Innocenti. Senza prendere in considerazione chi siano questi Santi Innocenti, constatiamo però che si tratta di bambini e che corrispondono anche nel numero a quelli da noi trovati. Riportiamo il passo del Libello: ”...c’è un’ Arca… in cui sono due dei santi corpi dei Quattro Coronati, martiri, e tre corpi dei Santi Innocenti”.

Anche solo questo sembra confermare quello che il parroco della chiesa di S. Giovanni fece in quella notte del 1812, come anche il Tonini ci ha trasmesso: con l’aiuto di uomini validi, cercò di estrarre dalle antiche casse di marmo tutti i corpi santi di maggior venerazione, corpi conservati nelle Stazioni del Santuario, descritte con precisione e puntualità nel Libello del monaco Celestino, ma anche da altre fonti. Possiamo così essere certi che le Stazioni in S. Gaudenzo, meta costante di pellegrinaggio della popolazione riminese fin dai tempi antichi, erano frequentate intensamente e devotamente anche negli anni difficili di don Quagliati, contrassegnati da pesanti rappresaglie giacobine. Anzi, l’insurrezione popolare che si accese durante la demolizione della chiesa e del monastero annesso, non ebbe l’uguale per le altre chiese, compresa la cattedrale di S. Colomba, proprio perché qui era rispecchiata tutta l’anima religiosa della popolazione locale, che veniva al Santuario per ogni necessità.
In definitiva, le reliquie della nostra cassetta non mostrano di essere incompatibili con quelle elencate nel Libello delle Stazioni del monaco Celestino, in cui si citano corpi di uomini, donne e bambini, di numero superiore alla dozzina. Per questo è doveroso farne ora anche solo un veloce confronto, ben sapendo che l’analisi richiederebbe un lavoro molto più impegnativo.

Ecco dunque a chi potrebbero appartenere le ossa ritrovate.
Nelle prime tre Stazioni non si parla della presenza di corpi santi, per cui partiamo dalla:
– quarta Stazione: in un monumento di pietra si conserva il corpo della santa sorella di san Cristoforo, di nome Oliva, e nei pressi, in un altro monumento, riposa il corpo di san Lanfranco martire, soldato decapitato al tempo di Diocleziano, di cui si faceva memoria il 4 maggio, giorno del martirio;
– quinta Stazione: in questa cappella vi è un grande sepolcro in pietra in cui si trovano i corpi di Corona, vergine e martire al tempo dell’imperatore Antonino Pio (sec.II), e di sant’Arduinoconfessore, sacerdote che visse gli ultimi anni della sua vita in questo monastero, e che ivi morì il 15 agosto del 1009;
– sesta Stazione. sopra l’altare maggiore vi è un’ancona, o tavola, con molte reliquie di santi; dietro all’altare è posto il solenne sepolcro in marmo, di antica fattura, in cui si trovava il preziosissimo corpo di san Gaudenzo e sopra di esso molte altre reliquie di santi;
– settima Stazione: a sinistra dell’altar maggiore, si trova una cappella. In essa vi sono collocati due corpi dei Quattro Coronati, martiri, e tre corpi dei Santi Innocenti;
– ottava Stazione: nella zona inferiore del Santuario, luogo nominato ”Confessione”, vi è il sarcofago lapideo contenente i corpi dei martiri Valentino e Vittore, ritrovati insieme a san Gaudenzo. Il pozzo, inoltre, era ricco di un gran numero di ossa di martiri. Qui venne pure sepolta Abortina, la donna cieca dalla nascita, che per rivelazione ritrovò i corpi di san Gaudenzo, Valentino e Vittore.
Altri luoghi o cappelle di gran devozione esistono all’interno della chiesa. Si trova anche il sepolcro lapideo in cui furono poste le ossa del santo martire Venerio, soldato condannato a morte per la sua fede in Cristo col compagno d’armi Lanfranco, e “partito per lo mezzo con una sega” al tempo della persecuzione di Diocleziano. Ricordato il 4 maggio con san Lanfranco, in suo onore si conserva ancor’oggi un blocco di marmo (ora in Cattedrale) sul quale si dice sia stato posto Venerio al momento dell’esecuzione della sentenza capitale. Il Tonini ci informa che a Rimini era presente una gens Veneria a cui si può far risalire questo nome (L.Tonini, II, p.60).
Nella nostra cassetta sono da aggiungere le reliquie indicate nel biglietto, cioè quelle dei santi Nereo, Achilleo edInnocenza, che non figurano nell’elenco del monaco Celestino.
Dunque questi i santi martiri di cui sarebbero state recuperate le ossa, ma qualche altra considerazione va fatta per individuare ancora meglio un possibile elenco di santi presumibilmente presenti nella cassetta. Ne scriveremo ancora sul prossimo numero.
(1- continua)
Gioacchino M. Vaccarini