Ballerina per gli albergatori che a inizio luglio si trovano ancora a dover sostituire un cuoco o un cameriere in sala. Ballerina per i lavoratori che dopo un avvio infelice in una struttura, sperano di poter firmare un nuovo contratto. Drammatica per chi non riesce ad instaurare un rapporto di lavoro e continua, invano, a fare la spola negli uffici dei Centri per l’Impiego provinciali. È una stagione dai contorni chiaro-scuri, quella targata 2015. Se, da una parte, “maggio è andato benissimo” come afferma la presidente dell’Associazione Albergatori di Rimini, Patrizia Rinaldis, dall’altra giugno – aspettando i numeri definitivi – “è stato un po’ più altalenante”, con picchi legati ai grandi eventi e alla Pentecoste, ma anche settimane ben meno proficue.
Tra le mura dei Centri per l’Impiego (CPI) il trend degli arrivi e dei pernottamenti turistici si riflette sulle bacheche degli annunci: sia quelle “fisiche” esposte negli uffici, sia quelle telematiche che il CPI mette a disposizione sul suo sito ma anche sui propri canali social, come la pagina Facebook che per gli aspiranti stagionali – e non solo – è diventato un ulteriore mezzo da tenere sott’occhio. Il numero di aziende che dal 1° gennaio al 31 maggio 2015 si sono rivolte ai CPI della provincia è in aumento rispetto allo stesso periodo del 2014 (567 contro 488) così come il numero dei profili professionali richiesti (1.585 contro 1.262). Per gli stagionali, in particolare, la ricerca da entrambi i fronti – offerta e domanda – è iniziata puntuale tra gennaio e febbraio. La stagione, sia a Rimini che a Riccione, stando al numero di persone (in calo) che continua a cercare un’occupazione, sembrerebbe promettere bene.
“Chi, oggi come oggi, non ha ancora instaurato un rapporto di lavoro sono per lo più figure generiche come il tuttofare o persone senza esperienza, che da molti anni non esercitano la professione o, ancora, chi ha difficoltà di disponibilità oraria. Va molto meglio invece ai lavoratori qualificati” osserva la referente del Centro per l’Impiego di Riccione Manuela Provenzale.
Tuttavia, come spiega la collega del CPI di Rimini Daniela Baldoni, non mancano le eccezioni e curiosità. “Ancora pochi giorni fa avevamo tantissime richieste di cuochi e aiuto-cuochi. Al momento abbiamo ben sedici richieste di cuochi solo su Rimini. Un trend che appare piuttosto strano se consideriamo che siamo alla fine di giugno!”. Un via-vai causato da più fattori, stando alle testimonianze dei lavoratori e degli stessi operatori turistici. “Alcuni dei cuochi che in questo periodo si trovano ancora a cercare un hotel o ristorante in cui lavorare, lamentano di essersi scontrati con proposte di stipendi molto bassi. Secondo quanto ci raccontano, sono ormai lontani i tempi in cui un capo-cuoco prendeva 5.000 euro al mese, noi abbiamo sentito dai diretti interessati casi di 1.500, 2.000 euro al mese quando va bene, e parlo di riminesi qualificati con vent’anni di esperienza”.
Sull’altro fronte, molti albergatori lamentano di soffrire la crisi. “Il mercato italiano continua ad essere in seria difficoltà, lo stiamo vedendo anche quest’anno” racconta il numero uno degli albergatori riminesi, Patrizia Rinaldis, che sul problema degli stipendi ricorda, più a monte, la battaglia portata avanti dalla categoria contro i prezzi “da fame” applicati ai vacanzieri “Lo ripeto: lavorare sotto certe cifre non va bene. Ovvio che poi ne risente anche il personale”.
Alessandra Leardini