Con la lettera inviata, a nome di Alberto,a tutti i ragazzi di prima media, l’Istituto comprensivo “Alberto Marvelli” ha avviato un intenso programma di lavoro alla scoperta della figura di Alberto, per trasformare la commemorazione del X Anniversario della beatificazione in “occasione di educazione umana e civile”. Tutte le classi e tutti i consigli di classe – mettendo a frutto le competenze di ciascuno – si sono lasciati coinvolgere con passione nell’incontro con la vita e il pensiero di Alberto. Il titolo della loro avventura educativa: “Alberto Marvelli. Un ponte per il futuro”.
Domenica 24 maggio, quasi al termine dell’anno scolastico, in un clima di impegno festoso, ragazzi e insegnanti hanno condiviso con amici e famigliari i frutti delle loro ricerche e della loro straordinaria creatività. A guidare lungo gli itinerari della mostra gli stessi ragazzi, ordinati e sorridenti in camicia bianca e cravatta.
La “mostra” divisa in otto sezioni, attraverso gli strumenti espressivi più diversi dalla poesia, alla multimedialità, dal teatro alla pittura, dai “sapientini” all’aula multisensoriale, ha mostrato come i ragazzi siano riusciti a sentire Alberto come uno di loro, con le stesse problematiche, speranze, attese del loro cammino adolescenziale. Testimoni: le pareti tappezzate dalle lettere che gli alunni di prima media e di quinta elementare hanno inviato in risposta a quella “di Alberto”. Eccone una:
Mi è piaciuto ricevere la tua lettera. Anche io come te odio stare fermo nel banco, infatti cerco sempre di muovermi, senza, però, farmi vedere. Sarà una coincidenza che io e te siamo così uguali. Di fatto io sono un gran pensatore.
Per i più grandi il confronto non è stato solo sulla fatica di tenere a freno la fantasia, ma sul valore e sul significato da dare allo studio e alla presenza di ciascuno nella società.
Ecco allora le ricerche nella storia dei primi decenni del ‘900, per capire che essere figli del proprio tempo non esime dall’esercitare lo spirito critico e dal fare scelte anche molto diverse da quelle che fanno tutti.
Ecco l’approfondimento sulle parole della democrazia: amicizia civile, solidarietà, resistenza non violenta, partecipazione, per capire che non si può essere felici se chi è intorno a noi non lo è, che non vale la pena essere “un peso morto, un burattino che finita la carica casca in terra inutile, un fuoco fatuo che si dilegua alla prima brezza contraria, una brina che scioglie al primo sole”.
Ecco la considerazione che il cosa-farò-da-grande comincia oggi sui banchi di scuola, perché attraverso lo studio si forma “l’intelligenza per vedere senza illusioni la verità, si forma la volontà per volere sempre ciò che è il vero bene, si forma il cuore per amare ciò che merita di essere amato”; si progredisce come “una casa in costruzione, che mattone dopo mattone diventa sempre più solida”.
E la cosa bella è che non si riesce spesso a capire dove finiscano le riflessioni di Alberto e dove inizino quelle dei ragazzi… proprio come succede tra amici di vecchia data!
Cinzia Montevecchi