Dopo la bellezza si passa alla giovinezza. E potrebbe risuonare strano alla visione del nuovo film di Paolo Sorrentino Youth – la giovinezza, visto che nel “buen ritiro” termale nelle alpi svizzere gli ospiti per la maggioranza non sono certo giovincelli. Il “segreto” del titolo sta nella frase pronunciata dal medico al paziente Michael Caine, direttore d’orchestra in soggiorno nel luogo. La nuova opera del regista premio Oscar traccia la vicenda del compositore protagonista tra fanghi, passeggiate all’aria aperta e problemi alla prostata, in mezzo ad un campionario di varia umanità, con la sua figlia (Rachel Weisz) mollata dal consorte, figlio dell’amico regista (Harvey Keitel) anche lui sulle Alpi per elaborare la sceneggiatura di un nuovo film assieme ad un pool di giovani collaboratori, un giovane attore (Paul Dano), Miss Universo (la modella Madalina Ghenea), una pop star (Paloma Faith nei panni di se stessa), un’anziana attrice (Jane Fonda) e altri bizzarri personaggi come un grassone con problemi respiratori che ricorda un noto campione sportivo.
Sorrentino accumula situazioni e personaggi attorno alla figura principale, in un film articolato tra il declino inevitabile dell’età, i sogni, gli incubi, i rimpianti e le confessioni. Michael Caine interpreta il ruolo da grande attore, mettendosi letteralmente a nudo per mostrare al pubblico il ritratto di un uomo apatico sul viale del tramonto che forse ha ancora la possibilità di ritrovare la sua “giovinezza”. Rinchiuso nell’hotel, guarda, osserva, ascolta la “musica” di una sinfonia esistenziale che passa anche per inevitabili “stonature” alla ricerca degli accordi determinanti per creare la giusta armonia della vita, rappresentata in un film ricco, magari a tratti stordente nel suo approccio visionario, ma efficace nel suo intrigante cammino nell’animo umano.