Ci risiamo. Domenica scorsa Rimini e zone limitrofe si sono divise tra “antisportivi”, quelli che si sono ritrovati imbottigliati per colpa del triathlon, e “sportivi”, quelli che è stata una bella giornata di sport grazie al triathlon con buona pace di chi si lamenta. Non voglio prendere a priori le difese dei primi, ma prima di deplorare il loro nervosismo sarebbe utile capire il contesto. Molti riminesi motorizzati venivano da un periodo difficile: l’ostico debutto della nuova viabilità di San Giuliano, un sabato con corteo di manifestanti in centro e annessa occupazione di uno stabile. E il bonus <+cors>“sopportiamo in nome dello sport”<+testo_band>già utilizzato poche domeniche prima per la Maratona. E per fortuna che il Giro d’Italia è passato senza troppo infierire. Non è che i riminesi non amino lo sport: non amano troppo quello che gli chiude le strade. Qualcuno si è per caso lamentato della frazione a nuoto? Alla luce di questo, fa sorridere l’ipotesi che alcuni ardimentosi ogni tanto rispolverano di portare le Olimpiadi a Rimini. Ovvero le prime Olimpiadi al contempo estive e invernali della storia: tutte quelle gare in strada, a piedi o in bici, andrebbero spalmate in almeno dieci mesi per farcele sopportare. Vanno bene i cinque cerchi, purché facciano circolare.